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    Economia e Lavoro
    22 Marzo 2021
    Commercio, Nunzi: ”Servono indagini mirate: gli aiuti sono insufficienti”

    CIVITAVECCHIA – “È importante vedere i problemi del commercio riportati sulla stampa, così come ha  fatto la Confcommercio locale, attraverso i dati sull’andamento dei consumi e sull’occupazione”.

    Lo dice Tullio Nunzi, rappresentante dell’associazione Meno poltrone, più panchine, che interviene alla luce dei numeri forniti dall’associazione di categoria di Civitavecchia che ha dipinto un quadro disastroso per il commercio locale. Nunzi parlà però di “dati generici e complessivi, presumo corredati, ma non pubblicati, sul numero delle persone intervistate, sui comparti intervistati, sulle zone(periferia o centro storico) coinvolte. Dati preoccupanti ma generici che centrano, ma soltanto in parte, il problema che ha bisogno invece di indagini più  analitiche, dettagliate, circostanziate, con dati spacchettati, riferiti in particolare ai settori. L’ultimo decreto Draghi, chiamiamolo così, ha evidenziato – continua – alcune novità assai positive, come l’abbandono dei codici ateco e forse ristori più immediati ma sicuramente è stata criticata la scarsità delle risorse. I 32 miliardi per la platea di 3 milioni di soggetti sono pochi, tenendo conto che la spesa per consumi è crollata per 130 miliardi”.

    Nunzi è convinto che sia necessario fare una distizione tra settori, nell’ambito dei comparti.

    “Faccio l’esempio – aggiunge – della filiera sanitaria e delle farmacie sempre aperte che forse per alcuni aspetti hanno mantenuto, se non aumentato, il proprio fatturato (solo a Civitavecchia alcune farmacie chiudono), ma è ovvio che il comparto ha tenuto rispetto ad altri”.

    Discorso simile per la filiera alimentare “che non ha visto – evidenzia Nunzi – mesi di chiusure che pur con diversi andamenti tra grande distribuzione e piccolo commerciante bene o male riesce, tra difficoltà, a mantenere le proprie posizioni. Ci sono comparti che invece sono comparti ad elevato rischio, se non zombie economici, che si limitano semplicemente alla pura sopravvivenza e privi assolutamente di riserve economiche. Mi riferisco a  abbigliamento, ristorazione,turismo, cultura, professioni, sport e le imprese che sono stati chiuse per mesi, con ricavi che vedono diminuzioni tra il 60% ed il 90 %, e su cui l’indagine non da indicazioni chiare. Per fare un solo esempio fatto dalla federazione dei pubblici esercizi di Confcommercio. Un ristorante a Civitavecchia che fatturava 500mila euro e che ha perso, nel 2020, per le chiusure il 30% del fatturato (165 mila euro) riceverà un contributo di 5mila euro.Così come per un bar civitavecchiese, 150mila euro di fatturato, il bonus sarà di 1875 euro. Cifre irrisorie che, se non modificate, faranno saltare un intero sistema economico. Sarebbe bello altresì sapere la differenza tra imprese cessate e nate, con differenze tra centro e periferia, ed avremo numeri assai devastanti. Né tantomeno possiamo sperare nelle crociere il cui andamento, almeno fino ad agosto, sarà assai scarso. Bisogna cominciare a pensare anche questo anno al turismo di prossimità,così come è stato annunciato dall’assessore. Certo che l’arrivo delle cartelle tari spiazza un po’ tutti i settori, che sono stati chiusi mesi,ne’ il degrado della città e la pulizia sono consoni a quelle di una città turistica.E di questo sicuramente Confcommercio si farà partecipe”.