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    Sanità
    12 Maggio 2022
    Pronto soccorso pieni, sindacato dei medici smentisce: “Nel 2019 molti più accessi. Anche in Campania”

    ROMA – Sorpresa: nei pronto soccorsi italiani ci sono oggi meno ricoverati di quanti non ce ne fossero nello stesso periodo tre anni fa. A segnalarlo è la Federazione Cimo (Confederazione italiana Medici ospedalieri) – Fedesm (Federazione sindacale Medici dirigenti). “Non è vero che i pronto soccorso in questi giorni sono presi d’assalto. O almeno non più del solito”, sostiene il sindacato, che ha comparato gli ultimi dati di accesso giornalieri a queste strutture, presenti sul portale Agenas, con i corrispettivi del 2018 ed il 2019, scoprendo così che solo in Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Trentino Alto Adige e Toscana ci sono stati più accessi. Secondo la Cimo-Fedesm, a rallentare i tempi oggi sono anche i posti letto Covid ancora non riconvertiti nonostante la tregua della pandemia, e su cui serve intervenire al più presto. Tornando ai dati, nelle regioni al centro delle cronache – spiega il sindacato – la differenza di ingressi in pronto soccorso tra 2022, 2018 e 2019 (in un momento dunque precedente al Covid) è negativa: in Campania il 9 maggio 2022 ci sono stati 1.677 accessi in meno rispetto al 2019 e 1.780 in meno rispetto al 2018; in Piemonte il 10 aprile ci sono stati 4.424 accessi in pronto soccorso in meno rispetto al 2019 e 4.779 rispetto al 2018; il Lazio il 9 maggio ha registrato 610 accessi in meno rispetto al 2019 e 776 in meno rispetto al 2018, e così via. “Questo ovviamente non significa accettare le condizioni in cui è costretto a lavorare il personale sanitario o il modo in cui vengono trattati i pazienti: quelle denunciate negli ultimi giorni sono situazioni intollerabili, ma purtroppo all’ordine del giorno in tutta Italia da anni, frutto di tagli irrazionali a posti letto, strutture e professionisti. Né il Covid-19 può essere una giustificazione – precisa Cimo-Fesmed – considerato che oggi influisce in maniera residuale sui ricoveri: a livello nazionale risultano occupati da pazienti Covid il 4% delle terapie intensive e il 13% delle aree non critiche”. “Sorge allora il dubbio che l’indisponibilità di posti letto per ricoverare i pazienti dal pronto soccorso possa essere legata anche alla lentezza con cui gli ospedali si adeguano alla situazione epidemiologica: non sarà che molti posti letto sono ancora destinati al Covid-19, che non vengono riconvertiti nonostante la pandemia offra uno spiraglio di tregua? Non sarà che i pronto soccorso esplodono e che altre aree ospedaliere sono vuote?”, si domanda il sindacato. Per la Cimo-Fesmed, “la difficoltà ad accedere a dati certi oggi rappresenta un problema in termini di organizzazione e di efficienza del servizio: perché l’ottimo sistema di monitoraggio dei ricoveri adottato per il Covid-19 non viene esteso a tutta l’attività ospedaliera? Maggiore trasparenza aiuterebbe pazienti, direzioni ospedaliere e istituzioni che, disponendo di informazioni costantemente aggiornate, potrebbero adottare le misure necessarie a migliorare l’assistenza e a ridurre i tempi di attesa, dirottando l’assistenza nei settori in cui c’è maggior bisogno”. “Sono ormai anni che la Federazione Cimo-Fesmed sottolinea la necessità di strutture ospedaliere flessibili, che siano in grado di modificare la propria organizzazione sulla base delle necessità”, dichiara il presidente della Federazione, Guido Quici. “I pazienti conCovid-19 che necessitano di ricovero in queste settimane sono meno rispetto ai mesi scorsi, e presumibilmente il trend continuerà ad essere questo per tutta l’estate. E’ dunque il momento di lavorare per recuperare milioni di prestazioni saltate negli ultimi due anni – esorta – con la consapevolezza di dover essere pronti, in autunno, ad allestire nuovamente reparti Covid nel caso il virus tornasse a rialzare la testa. Ma nel frattempo non è possibile rimanere in attesa che si verifichi un’eventualità. Bisogna agire, e fare presto”.