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    Cronaca
    4 Luglio 2022
    Siccità: la Tuscia dispone di grandi risorse ma non le può utilizzare

    VITERBO – Siccità: avere a disposizione enormi risorse e non poterle utilizzare.

    Si è svolta lo scorso 30 giugno la conferenza stampa Acqua Bene Essenziale, presso il Dipartimento DAFNE dell’Università degli Studi della Tuscia.

    Nell’ambito dell’incontro sono state presentate sette proposte del Biodistretto della Via Amerina e delle Forre per affrontare l’emergenza idrica territoriale e per tutelare, conservare e recuperare in salubrità, qualità e quantità le acque.

    La dottoressa Antonella Litta referente dell’Associazione medici per l’ambiente-ISDE S ha presentato ha presentato la relazione sul tema: “ Siccità: la grande sete nel territorio dell’Alto Lazio. La vicenda del lago di Vico ovvero come avere a disposizione una preziosissima riserva idrica senza poterla utilizzare per dissetare in sicurezza le popolazioni”.

    Ecco, in sintesi, il contenuto del suo intervento:

    ” Il lago di Vico una preziosissima riserva di acqua dolce di cui non si può disporre.

    E’ davvero paradossale che in tempi di siccità come quelli che stiamo vivendo e che tendono a diventare purtroppo una norma invece che essere un’eccezione come in passato, non si possa disporre delle acque del lago di Vico per il suo uso principale ovvero quello potabile.

    La compromissione della qualità delle acque del lago di Vico è infatti nota da decenni e oggetto di studi, ricerche e progetti da parte di Enti e Università (Istituto superiore di Sanità, Consiglio nazionale delle Ricerche – CNR, Arpa-Lazio Università della Tuscia, Università di Roma La Sapienza e Università degli Studi Roma Tre).

    A questa notevole mole di studi e documenti si sono aggiunti anche la Deliberazione della Regione Lazio del 19 maggio 2020  n.276, i dati di pertinenza dell’Istituto superiore di Sanità- Iss, inerenti  al progetto CyanoAlert Horizon 2020  e il Report Balneazione 2021, redatto dall’Arpa Lazio.La compromissione dell’ecosistema vicano si caratterizza per la marcata riduzione del quantitativo di ossigeno, l’aumento della clorofilla e della biomassa algale ed è da attribuirsi alle massive fioriture del Cianobatterio Plankthotrix rubescens, detto comunemente alga rossa- capace di produrre la microcistina LR, una tossina riconosciuta come cancerogeno- e per la presenza anche di altre specie cianobatteriche. Presenze algali ormai stabili e consistenti dell’ecosistema lacustre vicano e da mettersi in relazione alle attività antropiche che si svolgono nella caldera lacustre in particolare alla monocoltura intensiva della nocciola.

    Si è arrivati a questa situazione, così difficile da accettare soprattutto in questo periodo di prolungata siccità in Europa e in Italia, nonostante che già dalla fine degli anni ‘70 ci fossero stati segnalazioni, sollecitazioni, richiami e avvertimenti, anche da parte di Istituzioni competenti.Si sarebbe dovuto già allora intervenire limitando fortemente tutte le attività antropiche che anche e solo potenzialmente avrebbero potuto arrecare danno al delicato equilibrio lacustre in particolare si sarebbe dovuto evitare le attività agricole intensive nella caldera del lago.

    Segnalazioni, sollecitazioni, richiami e avvertimenti rimasti evidentemente e purtroppo inascoltati visto che da anni è impossibile accedere ad acque salubri e pulite per le popolazioni residenti, come attestato delle ordinanze sindacali tuttora vigenti per il Comune di Ronciglionehttps://www.asl.vt.it/Cittadino/arsenico/localita.php?ms=ronciglionee per il Comune di  Caprarolahttps://www.asl.vt.it/Cittadino/arsenico/localita.php?ms=caprarola

    Soluzioni globali e soluzioni locali. Il ruolo del settore agricolo

    L’acqua non è una risorsa illimitata e la sua disponibilità si sta riducendo anche in Europa e in Italia dove si assiste a periodi sempre più prolungati di siccità. L’acqua dolce sulla faccia della terra è infatti circa solo il 3% del totale e dovrebbe essere protetta con il risparmio e la razionalizzazione della sua distribuzione, con la salvaguardia e il risanamento degli ecosistemi e dei bacini idrici utilizzati per approvvigionamento di acque potabili, con il miglioramento del sistema degli acquedotti, del trattamento delle acque reflue e con il loro riciclo, e con concrete politiche di tutela e risanamento ambientale. In tutto il mondo circa il 70% di acqua dolce, proveniente da laghi, fiume e falde sotterranee, viene consumata dal settore agricolo. Nell’Unione europea la percentuale di consumo è di circa il 30 % ma essa può raggiungere l’80% in alcune aree del sud dell’Europa che hanno un sistema economico fortemente incentrato sull’agricoltura.Nei paesi del terzo mondo, con già grave penuria di acqua, addirittura il 90% dell’acqua disponibile viene impiegato nelle coltivazioni e negli allevamenti rendendo ancora più drammatico l’approvvigionamento di acqua ad uso potabile per le popolazioni.Da sottolineare anche il fatto che le coltivazioni agricole intensive consumano elevati quantitativi di acqua, come nel caso del nocciolo, anche a causa di sistemi di irrigazione continua, in assenza di tecnologie più moderne come l’irrigazione a goccia, di impianti di recupero delle acque piovane e di riutilizzo dopo trattamento.In particolare per il  lago di Vico e  le aree intorno al lago di Bolsena c’è necessità di una agricoltura che non contribuisca ai cambiamenti climatici come fanno invece in modo rilevante l’agricoltura intensiva e le monocolture, un’agricoltura quindi che non inquini l’aria, l’acqua e il cibo; una agricoltura che sappia riappropriarsi delle conoscenze e dei saperi acquisiti nel corso dei millenni di storia umana, ricominciando a produrre rispettando i naturali cicli della terra e insieme la dignità del lavoro, tutelando così l’ambiente e la salute di tutti a cominciare proprio da quella degli agricoltori e delle loro famiglie.

    Per i residenti di Caprarola e RonciglioneL’Associazione medici per l’ambiente- ISDE di Viterbo, oltre a ribadire il rammarico per avere a disposizione una preziosissima riserva idrica senza che possa essere utilizzata come acqua potabile,  è costretta  a ribadire ancora una volta la necessità di interventi urgenti che prevedano l’abbandono immediato della captazione delle acque dal lago di Vico e il rifornimento di acqua potabile perle popolazioni di Caprarola e Ronciglione con sistemi alternativi. 

    Simona Tenentini