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    Cronaca
    24 Agosto 2022
    Amatrice – Sei anni fa il sisma. Il ricordo con la veglia notturna e 239 rintocchi di campana

    AMATRICE – 24 agosto 2016, una ferita ancora aperta. Sei anni fa il terremoto che ha devastato il Centro Italia. Alle 3:36 una scossa di magnitudo 6.0 distrusse Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e altri borghi del Lazio. Colpite anche Umbria, Abruzzo e Marche. Il sisma causò 299 morti e 388 feriti, lasciando nella disperazione intere comunità.

    Questa notte il dramma è stato ricordato con la veglia notturna partita dal Campo Sportivo Tilesi e giunta fino ai resti del campanile della chiesa di San Domenico. Qui sono rimbalzati, tra mille emozioni, i 239 rintocchi delle campane con la lettura, uno a uno, dei nomi delle vittime. Ad accompagnare i cittadini le luci della fiaccolata.

    Dopo il dramma la ricostruzione, che si è sbloccata nel 2020. Negli ultimi due anni, infatti, sono stati aperti 10mila cantieri dell’edilizia privata, mentre per quanto riguarda gli interventi pubblici 365 sono le opere terminate e altre 315 oggi in fase di cantiere. “Risultati che solo un difficilissimo contesto esterno, segnato dalla pandemia, dall’esplosione dei prezzi, dalla saturazione del mercato edilizio, dalle conseguenze della guerra, ha impedito fossero ancora più consistenti”. E’ quanto si legge nel Rapporto 2022, presentato alcuni giorni fa dal Commissario Straordinario Giovanni Legnini.

    In una intervista rilasciata al settimanale “Oggi”, il sindaco Giorgio Cortellesi racconta il suo disappunto, il senso di impotenza: «Ci sono più di 100 appartamenti pronti per essere abitati: condomini nuovi, a norma, antisismici. Li abbiamo assegnati ma rimangono vuoti. Qualcuno addirittura li affitta, altri li hanno già rivenduti, e restano nelle Sae, le casette prefabbricate, per le quali paga tutto il Comune: utenze, tasse, manutenzioni… Si svita una maniglia? Chiamano il municipio e chiedono che qualcuno vada da loro col cacciavite. Non voglio dare ultimatum ma dobbiamo ripartire, non fare i terremotati a vita».

    Severino Pio