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    Economia e Lavoro
    21 Marzo 2023
    Acqua – Cittadinanzattiva, 487 euro spesa media a famiglia nel 2022. Frosinone la provincia più cara

    ROMA – 487 euro: è questa la cifra spesa nel 2022 da una famiglia per la bolletta idrica, con un aumento del 5,5% rispetto al 2021. Aumenti in tutti i capoluoghi di provincia, ad eccezione di Forlì-Cesena che registra una piccola variazione all’ingiù dello 0,6%: l’incremento supera il 20% a Bolzano (+26,3%), Savona (+25,5%) e Trento (+21%); oltre il 10% in altri dodici capoluoghi, ossia Milano, Belluno, Sondrio, Como, Novara, Verbania, Chieti, Pescara, Pavia, Cremona, Catania, Messina. La fotografia emerge dal 18° Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, che ha preso in esame le tariffe per il servizio idrico integrato applicate in tutti i capoluoghi di provincia italiani nel 2022 in riferimento ad una famiglia tipo composta da 3 persone un consumo annuo di 192 metri cubi. Nella composizione del costo finale sono comprese le voci relative a: acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione, quota fissa (o ex nolo contatori), componenti di perequazione (UI1, UI2, UI3 e UI4) e Iva al 10%. Frosinone resta in testa alla classifica delle province più care con una spesa media annuale di 883 euro (in aumento del 4,2% rispetto al 2021), mentre Isernia conquista la palma di capoluogo più economico con 174 euro. Toscana la regione più costosa, Molise la più economica, in Trentino Alto Adige l’aumento più consistente.

    Le regioni centrali si contraddistinguono in media per le tariffe idriche più elevate (664 euro, +5,2% rispetto al 2021). In Toscana la spesa media per famiglia è più elevata (770euro, +5,5%) e tutti i suoi capoluoghi di provincia, ad eccezione di Carrara, rientrano nella top ten delle città più care per l’acqua. Il Molise invece è la più economica, con una spesa media a famiglia di 181euro. Il Trentino Alto Adige, che pure si conferma tra le regioni dove l’acqua costa meno, registra la variazione più cospicua rispetto all’anno precedente, +24,3%. Oltre che tra le regioni, evidenti differenze di spesa continuano ad esistere anche all’interno degli stessi territori. Ad esempio, nel Lazio, tra Frosinone e Rieti intercorre una differenza di 483 euro. Altri esempi di simile portata si possono riscontrare in Sicilia, Toscana, Lombardia, Liguria e Calabria. “Il caro energia, e l’inflazione che ne è derivata – oltre ad incidere pesantemente sulle bollette di luce e gas e sui prezzi di tutti i beni di largo consumo – ha determinato anche un incremento medio delle bollette di fornitura del servizio idrico, ben superiore rispetto a quanto registrato negli anni passati. Se da un lato riteniamo indispensabile rafforzare gli strumenti a supporto delle fasce più deboli della popolazione, ampliando la platea degli aventi diritto al bonus sociale idrico e la diffusione dei bonus integrativi ancora previsti solo da un numero limitato di territori, dall’altro appare sempre più urgente la presa d’atto, da parte di tutti, degli elevati consumi e sprechi di acqua che avvengono nella quotidianità delle nostre azioni e porvi rimedio. Necessità dettata non solo da ragioni di risparmio economico ma anche al fine di salvaguardare una risorsa che, a causa dei cambiamenti climatici in atto, inizia a porre questioni di scarsità anche nel nostro Paese”, dichiara Tiziana Toto, responsabile politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva. “Ancora più urgente è l’intervento sulle infrastrutture per evitare la perdita di circa la metà dell’acqua immessa nelle tubature – continua Toto – A tal fine speriamo che un contributo possa venire dagli interventi cui sono state destinate le relative risorse del Pnrr nella speranza che saranno rispettati i tempi previsti per affidamenti degli appalti (settembre 2023) e conclusione dei lavori (marzo 2026). Sempre con riferimento al Pnrr aspettiamo inoltre l’impegno delle risorse destinate all’adeguamento dei servizi di fognatura e depurazione con particolare riferimento alle aree per le quali siamo sottoposti a procedure di infrazione europee a causa delle quali, dal 2018 a marzo 2022, abbiamo già pagato oltre 140 milioni di euro di sanzioni e corriamo il rischio di pagarne altre. Anche questo si configura come spreco di denaro pubblico altrimenti destinabile al miglioramento del servizio”.