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    Cronaca
    4 Maggio 2023
    Gestione idrica lago di Vico: ClientEarth e Lipu chiedono la condanna della Regione Lazio

    CAPRAROLA – Prosegue alacremente l’azione legale di ClientEarth e Lipu in difesa del territorio del Lago di Vico e della popolazione dei comuni di Ronciglione e Caprarola.

    Si tratta dell’ultima possibilità, dal punto di vista dell’iter giuridico, per chiedere la condanna della Regione Lazio, delle autorità responsabili della gestione idrica e dei Comuni di Ronciglione e Caprarola ad attivarsi con urgenza per mettere mano ad una situazione che, oltre a non essere conforme alle normative vigenti, desta grande preoccupazione. Le coltivazioni intensive che caratterizzano la zona – e in particolare quella delle nocciole – hanno infatti già causato enormi danni: le conseguenze sul lungo periodo sarebbero devastanti.

    A seguito delle sentenze emesse il 3 febbraio dal TAR del Lazio, ClientEarth e Lipu hanno deciso di impugnare quelle relative ad ‘Acqua Potabile’ e ‘Conservazione degli Habitat’ e di fare appello in secondo grado al Consiglio di Stato, come notificato ieri alle amministrazioni. Il giudice amministrativo aveva infatti liquidato i ricorsi su questi temi, adducendo ragioni meramente formali, riguardanti aspetti di carattere procedurale, peraltro opinabili, e che non entrano nel merito delle questioni.  Il giudice si era invece espresso in modo concorde sul tema ‘Nitrati’, imponendo alla Regione Lazio di pronunciarsi in materia.

    La risposta è arrivata ieri: a seguito della sentenza del 3 febbraio, Regione Lazio ha dichiarato l’intenzione di istituire una ‘Zona Vulnerabile ai Nitrati’ – provvedimento che dovrebbe prevedere regole più severe per l’utilizzo di fertilizzanti nell’area e l’adozione di pratiche agricole adeguate.Se tutto ciò venisse implementato sarebbe un primo passo, molto importante ma non sufficiente: la piena tutela della zona del Lago di Vico e della salute degli abitanti dei Comuni limitrofi può essere raggiunta solo se leggi e normative vengono rispettate nel loro complesso.  Ragione per cui ClientEarth e Lipu hanno deciso di portare avanti questa azione legale, impugnando le sentenze negative. “Salvaguardare il sito significa tutelare efficacemente la biodiversità lacustre, mentre per garantire l’approvvigionamento di acqua potabile è necessario predisporre e attuare un adeguato piano di contrasto alla presenza di inquinanti” ha dichiarato Francesco Maletto, giurista di ClientEarth esperto di diritto dell’ambiente e della biodiversità. “Le sentenze emesse dal TAR del Lazio che rigettano i ricorsi presentati a ottobre sono a nostro parere infondate e denotano la mancata volontà di affrontare questi temi, che sono però di vitale importanza per il territorio e i suoi abitanti. Le autorità regionali e locali stanno fallendo nell’esercitare il ruolo di custodi delle aree a loro affidate, danneggiando il sito naturale del Lago di Vico e mettendo a rischio la salute dei cittadini e dell’intera comunità. Se il Consiglio di Stato non si pronuncerà in modo favorevole, le conseguenze sul lungo periodo saranno devastanti ”. Sono da tempo notizie ricorrenti nelle cronache viterbesi sia il processo di eutrofizzazione che interessa il Lago di Vico che la non potabilità dell’acqua del servizio idrico dei Comuni di Ronciglione e Caprarola.

    La causa è da ricercare principalmente nelle alghe rosse che fioriscono in determinati periodi dell’anno e tolgono ossigeno al lago, rendendo sempre più difficile la sopravvivenza della flora e della fauna, e rilasciano sostanze chimiche cancerogene e tossiche, che non possono essere rimosse mediante processi di purificazione.Responsabili del sovraccarico di nutrienti che favorisce la presenza delle alghe sarebbero i fertilizzanti utilizzati nelle aree agricole che circondano il lago caratterizzati per lo più dalla coltivazione intensiva delle nocciole – le piantagioni coprono infatti più di 21.700 ettari nella regione, presentandosi lungo le sponde del Lago di Vico come una monocultura. La situazione è documentata da numerosi studi, che confermano l’urgenza di agire per scongiurare l’aggravarsi di una situazione già oggi preoccupante, così come l’inadempienza nell’ottemperare agli obblighi previsti dalle direttive nazionali ed europee da parte della Regione Lazio, delle autorità responsabili della gestione idrica e dei Comuni di Ronciglione e Caprarola.Forti degli studi in loro possesso, gli avvocati ambientalisti della charity ClientEarth, insieme a Lipu, hanno deciso di non fermarsi davanti al giudizio ottenuto dopo i ricorsi di primo grado ma di fare appello al Consiglio di Stato, per obbligare le autorità competenti ad adottare le necessarie misure per salvaguardare la salute dei cittadini, nonché le acque del lago e la conservazione del sito naturale. Federica Luoni, responsabile Agricoltura della Lipu, ha dichiarato: “I target delle strategie europee, Biodiversità al 2030 e Farm to fork, ci chiamano a ridurre il nostro impatto sulla biodiversità e sul clima. L’agricoltura, nella sua forma più intensiva, con le monocolture come modello da perseguire, rimane uno dei maggiori driver negativi e dunque occorre che le amministrazioni prendano tutti i provvedimenti necessari. Le alternative possibili esistono e occorre solo metterle in pratica”. Rimane infine ancora pendente il quarto ricorso presentato lo scorso ottobre, sempre legato al tema dell’acqua potabile, che il giudice aveva deciso di discutere separatamente e i cui esiti sono attesi a breve.