Coca, estorsioni e torture: 135 anni ai narcos romani
Cronaca
14 Ottobre 2023
Coca, estorsioni e torture: 135 anni ai narcos romani

ROMA – È stato condannato a 20 anni, con rito abbreviato, Daniele Carlomosti, che dal grande schermo, con le comparse in “Romanzo criminale” e “Come un gatto in tangenziale”, è finito in cella come capo di un’organizzazione criminale della Rustica,
specializzata in traffico di droga ed estorsioni.

Ieri il gup di Roma ha accolto le richieste della procura, confermando così l’impianto accusatorio del pm della Dda Edoardo De Santis per i 13 imputati con una sentenza che, alla fine, ha definito il processo con un totale di oltre 135 anni di carcere.

Diciotto anni la pena stabilita dal giudice per il braccio destro di Carlomosti, Fabio Pallagrosi,e nove anni e quattro mesi per Armando De Propris, padre di Marcello già condannato a 25 anni per l’omicidio di Luca Sacchi.

Le accuse vanno, a vario titolo, dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, all’estorsione, al sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni. Fino alla tortura.

Ed era proprio a Carlomosti che veniva contestato anche questo reato: aveva allestito una vera e propria camera dedicata, «con teli di plastica», dove era stato portato un uomo che aveva un debito di oltre 60mila euro per una fornitura di droga non pagata.

Come si legge nel capo di imputazione, la vittima era stata privata della libertà personale, legata, spogliata e costretta a stendersi sui teli, l’uomo era stato «sottoposto a gravi minacce di morte e gravi violenze fisiche per circa sei ore, durante le quali era stato picchiato alla testa e in più parti del corpo, privato della possibilità anche di bere».

«Basta Daniè…- implorava mentre veniva ascoltato dai carabinieri che avevano piazzato un trojan nel cellulare dell’indagato – Mi gira la testa mi stai ammazzando». I carcerieri, intanto, gli dicevano di avere a disposizione ogni tipo di arma: pistole, kalashnikov, ma anche forbici, un trapano. L’uomo era stato fotografato e filmato, e gli scatti erano stati inviati ai suoi familiari, chiedendo un riscatto. «Ti taglio a pezzi e vado a prendere i soldi dalla famiglia tua», lo minacciavano.

In un altro episodio di estorsione contestato a Carlomosti e al suo braccio destro, il capo dell’organizzazione, per riavere soldi che aveva prestato, sempre intercettato, minacciava un debitore: «Ti scarico un nove in bocca, sgozzo tua madre…
butto tua madre dalla finestra».