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    Economia e Lavoro
    16 Gennaio 2024
    Pedaggi autostradali, polemiche sui nuovi rincari sulla tratta Civitavecchia-Roma

    Loffarelli (Cac): «Siamo seriamente preoccupati». Donati (Assotir): «Difficile far quadrare i conti»

    CIVITAVECCHIA – «Siamo seriamente preoccupati». Il direttore del Consorzio Autotrasportatori Civitavecchia Patrizio Loffarelli conferma le preoccupazioni espresse già nei giorni scorsi dal segretario generale di Assotir Claudio Donati.

    Lo spunto è dato dagli aumenti sui pedaggi autostradali, entrati in vigore dal 1° gennaio scorso, e che non hanno risparmiato neanche la tratta dell’A12 che da Civitavecchia porta a Roma e viceversa. Da inizio anno, con alcune eccezioni infatti le tariffe autostradali sono salite in media del 2,3%, con gli aumenti introdotti con il decreto Milleproroghe e dovuti anche all’adeguamento all’indice di inflazione. Come riporta il sito Altroconsumo, per andare da Civitavecchia a Roma Sud, per esempio, dal 1° gennaio si spendono 4,50 euro (+4,7%). Si parla di un tratto autostradale percorso per lo più dai pendolari che raggiungono Roma per motivi di lavoro o studio, con la stangata che grava in particolare sul mondo dell’autotrasporto e sui camionisti, primi grandi utenti delle autostrade italiane.

    «L’inizio del 2024 sa un po’ di antico – ha spiegato Donati – dopo qualche anno, credo cinque, di stop, si è tornati alla vecchia consuetudine dell’aumento dei pedaggi autostradali (2,3% adesso più ulteriori ritocchi ad aprile), decisi dopo Natale e applicati da Capodanno. Tutto, purtroppo, facilmente prevedibile e previsto; a cui vanno aggiunti gli aumenti dei noli dei traghetti dal primo di gennaio, nonché gli aumenti sui premi assicurativi. Altrettanto facile è ipotizzare che la cosa non si fermi qui, perché, tanto per fare un esempio, c’è in ballo il rinnovo del contratto di lavoro (che avviene in un quadro di scarsità di autisti e di un’inflazione che ha taglieggiato il potere d’acquisto delle buste paga), e poi l’estensione della tassa ambientale denominata ETS anche all’autotrasporto. Diversamente da armatori e concessionari autostradali, è da escludere che i trasportatori siano in grado di trasferire questi aumenti sulle tariffe di trasporto, vista la loro debolezza cronica, accentuata anche dal rallentamento dell’economia. Per cui, nei prossimi due anni, sarà assai difficoltoso per moltissime imprese far quadrare i conti. E, questo a prescindere, dall’avvicinarsi delle scadenze sulla transizione ecologica, a cui ci presentiamo con il parco veicolare più vecchio d’Europa. Se si tratta di previsioni troppo pessimistiche (cosa che, francamente, spero) sarà il tempo a dirlo».

    Un anno che non si apre certo nel migliore dei modi e che, a quanto pare, se il quadro non dovesse cambiare, potrebbe vedere qualche voce alzarsi a difesa del lavoro e del settore.