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    Scuola e Università
    16 Aprile 2024
    Tuscia, dimensionamento scolastico e crisi demografica: “650 studenti persi in un anno”
    C'è però un cambio di passo: con l'amministrazione Rocca, per la prima volta si affronta il problema ad aprile e i territori hanno voce in capitolo.

    di Diego Galli

    VITERBO – La grave crisi demografica che sta colpendo tutta l’Italia, causata dalla scarsità di lavoro e di prospettive per i giovani, si riflette ogni anno di più anche sulle scuole del Viterbese ma qualcosa si muove in provincia dove oggi si è tenuta una riunione dei sindaci alla presenza dell’assessore all’istruzione della Regione Lazio Giuseppe Schiboni.

    I numeri illustrati sono però inquietanti. Con 650 alunni in meno rispetto allo scorso anno, le scuole della Tuscia sono in sofferenza e presto subiranno nuovi accorpamenti rispettando la volontà del progetto di dimensionamento scolastico che la giunta Rocca sta portando avanti.

    Rispetto al passato, tuttavia, ci sono importanti novità, come ben illustrato dai consiglieri regionali Daniele Sabatini e Giulio Zelli che hanno posto l’accento sul dialogo che la Regione ha intrapreso con tutti i territori. Si tratta di “una nuova fase”, come l’ha ben definita Sabatini, che si differenzia da quello che avveniva in passato, come durante l’amministrazione del PD a guida Zingaretti, dove la quale i comuni non avevano voce in capitolo e dovevano semplicemente sottostare alle decisioni prese dall’alto. “Inoltre – ha aggiunto Sabatini – prima d’ora non si era mai affrontato questo problema nel mese di aprile, ma solo più tardi. Dopo Santa Rosa, come si dice a Viterbo”. Un cambio di passo davvero importante, come poi sottolineato da vari sindaci che, finalmente, potranno quantomeno esprimere il loro parere in merito all’annoso problema.

    Come illustrato dall’assessore Schiboni: “Domani la Regione invierà ai comuni una bozza cui poi si potranno fare osservazioni. Una novità rispetto al passato”.

    Il problema dell’obbligato dimensionamento scolastico è stato sottolineato anche dal presidente della Provincia di Viterbo Alessandro Romoli. “Si fatica a formare anche le classi della scuola primaria – ha spiegato Romoli alla platea di sindaci – e presto quasi metà delle scuole della provincia saranno chiuse e molti territori resteranno completamente sempre scuole, perdendo l’appeal verso nuovi investimenti”.

    Nel merito è entrato anche il provveditore Daniele Peroni, che ha voluto sottolineare all’assessore regionale Schiboni le differenze tra territori come la Tuscia o il Reatino con Roma Capitale. “Le problematiche delle province sono diverse da quelle di Roma Capitale – ha dichiarato – Accorpare una scuola a Viterbo o Rieti provoca sempre problemi molto più grandi, basti pensare a comuni come Amatrice o Leonessa. Se qui le scuole fossero accorpate, si impiegherebbe almeno un’ora, senza neve, per raggiungere un posto dall’altro”.

    Si tratta di garantire il diritto allo studio degli studenti e rispettare le loro famiglie che dovranno, in caso di accorpamento, fare nuovi sacrifici per portare i figli a scuola. Sotto accusa, infatti, è finito anche il sistema dei trasporti locale, di certo non tra i più funzionanti d’Italia. Ma di questo, Schiboni ha ben spiegato che chi ha redatto il progetto di dimensionamento è ben conscio e ne ha tenuto conto.