
Sarebbe stato un venerdì di quarti stellari, esplosivi, pirotecnici. Perchè forse, quantomeno nell’opinione di chi scrive, vedeva contrapposte le quattro migliori delle otto totali. Scherzo del destino, tanto per cambiare, dell’Europeo a 24 squadre. E Spagna-Germania, nella dimora tedesca di Stoccarda, rappresentava la sfida più pirotecnica tra le due nobili meglio ricostruite, secondo i connotati dei loro pensieri: De la Fuente espressione Furie Rosse e loro cantera da una parte, Julian Nagelsmann dall’altra. E la partita d’apertura di questo cinematografico weekend di quarti che purtroppo non vedono i campioni in carica protagonista non tradisce minimamente le aspettative. La Spagna con personalità a spaventare i tedeschi nel primo tempo, tra palleggio e occasioni, nonostante l’infortunio di Pedri che alla fine si rileverà paradossalmente decisivo. Perché entra Olmo che all’inizio della ripresa di un primo tempo chiuso sorprendentemente a reti inviolate per quanto costruito, sblocca lui uomo Lipsia a Stoccarda, gol che cambia le sorti e spinge i tedeschi a caricare con l’artiglieria pesante: ecco perché entra Fullkrug, oltre a Wirtz sorprendentemente scaricato in panca quantomeno dal primo minuto. La Spagna gioca, si specchia e concede: tradizione. E la Germania non muore mai: ecco perché dopo una gran bella ripresa teutonica, i padroni di casa costruiscono tra la loro ritrovata qualità e l’eterna tenacia continentale una serie incredibile di occasioni da rete, che alla fine predestinato Wirtz capitalizza e proietta la gara ai supplementari. Equilibri e rigori? Nemmeno per sogno, perché quando tante altre avrebbero aspettato l’esito dei 120, la mezzora di extratime di Stoccarda non cambia alcun connotato rispetto ai novanta precedenti, narrando due squadre che attaccano, giocano e rischiano, persino. Sliding doors clamorose nel secondo supplementare: Taylor nega un rigore ai padroni di casa per evidente fallo di mano di Cucurella, ed è clamorosamente la Spagna che ne approfitta all’ultimo respiro con Dani Olmo a pennellare l’ennesimo gioiello della sua serata e Merino, cambio azzeccato, a sfruttare l’unica sbavatura o disattenzione di chi ai giorni d’oggi non sa nemmeno cosa significhino queste parole, Antonio Rudiger. Colpo di testa a gelare una nazione intera; a nulla varrà l’assalto finale disperato della Germania, che deve arrendersi all’ultima zuccata di Fullkrug. Finisce 2-1 per la Spagna una gara destinata a far discutere, da qui e chissà per quanto tempo, soprattutto per quella decisione arbitrale del buon Taylor che non ha certamente perso l’ennesima occasione per far parlare di sé. La Spagna fa il colpo grosso, 2-1 a Stoccarda, consegna continuità alla sua ricostruzione e ai suoi sogni; Toni Kroos smette di giocare come peggio non avrebbe pensato, padroni di casa rispediti al mittente, l’Europeo di Germania 2024 non resterà in.. Germania.