“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi.. ritornano”, sussurrerebbe nelle sue note il cantautore romano, Antonello Venditti. Non sempre, però. Perché proprio non sempre ogni favola, ogni storia, vanta lieto fine. Il caso di Michael Folorunsho e quel suo sogno di tornare alla Lazio. Lui, tifosissimo biancoceleste, club in cui tra l’altro e soprattutto mosse i suoi primi passi da calciatore, tra le fila di tutto il settore giovanile a Formello. Ha rotto con Conte a fine luglio malgrado rinnovo fortemente voluto da club e De Laurentiis fino al 2029; Conte ha imposto che nel suo ruolo, come non bastassero Lobotka e Anguissa, venisse gente come McTominay e Gilmour, così il protagonista in questione è diventato palesemente quinta scelta. Fuori dai giochi, adesso rischia anche la Nazionale. Peccato per un matrimonio che sembrava perfetto, considerando anche chi è stato il tecnico scelto dalla Lazio, quel Marco Baroni che più d’ogni altro a Verona ha saputo valorizzare il suo talento. Considerando anche che con due o tre caselle da soddisfare (dipende se 433 o 4231) la Lazio adesso ha solo cinque calciatori (e si sa, Castrovilli non è fisicamente il più affidabile) per quel reparto. Alla fine forse un accordo si sarebbe potuto trovare, ma la Lazio s’è arresa alla prima respinta, quel no al prestito biennale con obbligo di riscatto. Così quel matrimonio che serviva a tutti, quantomeno quest’estate, è definitivamente saltato. Con gran dispiacere del ragazzo, con gran dispiacere del suo entourage e della sua famiglia. Ha sperato fino alla fine, visti i concomitanti colpi nel suo ruolo proprio del Napoli, in un rilancio laziale: niente da fare. La Lazio ha preferito evitare. Ha chiuso il centrale al posto di Casale, in questo caso Gigot, senza più approfondire il discorso. Resterà da capire nel tempo, in questo caso nei prossimi mesi (non semplici vista la doppia e concomitante competizione, Europa League ndr), se sia stata la scelta giusta.