Non è stato esattamente l’inizio che i tifosi giallorossi avrebbero desiderato. Quello di Artem Dovbyk all’AS Roma, tre partite a secco, senza timbrare sin da subito il tabellino dei marcatori. Non è semplice: altro calcio, altra tattica. Ma è correttamente e giornalisticamente corretto argomentare e descrivere che ci si potesse sin dalle primissime battute qualcosa in più. Qualcuno già lo accumuna al primo Dzeko, il fallimentare primo anno di Dzeko nella Capitale: argomenti che ne conservano e rispettano evidentemente la qualità, ma già correndo troppo. Sono poche le occasioni concesse al centravanti ucraino e soprattutto meno i principi dei sistemi di gioco che De Rossi ha consegnato alla squadra, per servirlo. E continua a far notizia il buon Artem perchè, dopo tre partite senza timbro realizzativo nonostante pagato 36 milioni in quanto capocannoniere dell’ultima Liga, resta senza timbrare il cartellino, quanto richiesto e sognato da una tifoseria che ha perso Lukaku. Ma s’è corso troppo, eccome. La Roma, un club che ambisce alla prossima Champions League, ha problemi: narrati e descritti, quelli d’agosto, quelli che hanno fruttato soltanto due punti su nove nelle prime tre con quello di Torino servito soltanto a riconsegnare fiducia all’ambiente. Come se non bastasse, a precipitare un clima già teso in una piazza come Roma dove un bomber ben pagato non segna da tre partite e per giunta le prime tre, eccolo l’infortunio coi suoi connazionali: fastidio muscolare all’adduttore, meglio non correr rischi, già lasciata la nazionale ucraina. La mente è quella del gran lavoratore, della macchina, una macchina che ha dimostrato già d’esser tra le più ambite d’Europa: ecco perché la Roma può star tranquilla. Così’ come i suoi tifosi. Una macchina in cassaforte. Che sia presente o futuro, i goal arriveranno: l’investimento, soprattutto raro per l’era Friedkin (ed in questo caso qualche domanda qualcuno dovrebbe porsela..ndr) non passa in discussione.
Sport
7 Settembre 2024
Presunti dubbi Dovbyk, ancora a secco più infortunio: AS Roma, ecco perché il centravanti va tutelato