Notte di riflessione. E d’amarezza. Per tutto il calcio italiano. Quest’anno, versione Champions, particolarmente deludente. Come descritto ieri sera, rovente eccome l’eliminazione del Milan col Feyenoord, tra responsabilità Theo e quelle Conceicao, specchio dirigenza e proprietà. Fa malissimo come il tonfo interno dell’Atalanta, sul più bello crollata col Brugge, quando due settimane fa a Nyon sembrava pura formalità. Ma la Champions è la Champions e lo sa bene la stessa Juventus, che stasera per non calare un tremendo tris di delusioni tricolori è chiamata ad uscire indenne da Eindhoven. Stasera PSV, secondo atto bianconero: si riparte dal 2-1 dell’andata. Filotto Motta, finalmente. E quel tipo di idee, proprio finalmente, espressa meno a singhiozzi. Serve continuità e, investimenti e organico a disposizione, la Juve è chiamata a passare il turno. Per uscire almeno lei da quel purgatorio sedicesimi che fin qui, complice per l’appunto quel martedì disastroso che proprio non riuscivamo ad ignorare e anzi, diventava premessa doverosa per stesura d’articolo. Un purgatorio che ha tritato Atalanta e Milan: ora tra le italiane soltanto la Vecchia Signora può raggiungere l’Inter agli ottavi. Responsabilità per Motta, che un minimo si copre e quindi a sinistra spazio al nuovo Kelly braccetto a rinforzare Gatti e sorpresa Veiga; in mediana torna equilibrio Locatelli, McKennie ancora a galleggiare sulla trequarti come primo difensore in non possesso; sorprende, comunque, se confermata la scelta di panchinare la muscolatura di Thuram. Koopmeiners, uomo Motta, comunque confermatissimo, nella sua Olanda. Davanti ancora Conceicao e Gonzalez; Yildiz e Mbangula ancora dalla panchina. Solo conferme, dunque. Come d’altronde la più importante: gioca Kolo Muanì, tanto per cambiare fuori Vlahovic.

