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    Politica
    2 Novembre 2011
    Nunzi: «Chi tifa per la demolizione rifletta sulla necessità di sviluppo»

    CIVITAVECCHIA – Ancora polemiche sulla Marina. Questa volta interviene l’assessore all’Urbanistica, Mauro Nunzi: «Il fuoco incrociato di questi giorni sulla sospensione dei lavori alla Marina – sostiene – penso che non faccia bene alla città e soprattutto non renda nobile la politica cittadina. Il gioire per il blocco dei lavori – prosegue Nunzi – o addirittura arrivare ad essere dispiaciuti per il ritardo con cui la Soprintendenza è intervenuta non è certo qualificante. Ben vengano le critiche dell’opposizione ma auspicare scenari fantascientifici che possano determinare la demolizione della terrazza, affermando che gli spazi interclusi sottostanti costituiscono volumi abusivi, mi sembra non fuori luogo ma fuori dal mondo». «Nunzi risponda alle nostre domande invece di difendere l’indifendibile». Questa la replica alle parole dell’assessore, di Futuro e libertà che rispolvera il progetto Fuksas e il finanziamento di circa 5milioni di euro già ottenuto dal Comune, parlando della delibera che ha portato il Pincio a ulteriori 5,4milioni di euro di debiti: «Se per realizzare le strutture commerciali, il risanamento dei percorsi pedonali, delle aree a verde, la sistemazione dell’arenile e il consolidamento della barriera soffolta l’amministrazione comunale è dovuta ricorrere alla richiesta di nuovi debiti – si domanda Fli – a cosa sono serviti i finanziamenti sovra-comunali già ottenuti». Nella polemica si inserisce anche Alessandro Manuedda: «Affermare che oggi, per distrazione, manca l’autorizzazione paesaggistica sul progetto esecutivo – dichiara il consigliere dei Verdi – oltre ad essere profondamente diseducativo e frutto dell’ottusa arroganza con la quale è stata ignorata la nostra diffida inoltrata mesi prima dell’inizio delle opere, equivale a dire che i lavoro sono stati eseguiti senza autorizzazione paesaggistica, violazione per la quale – conclude Manuedda – in Italia ‘‘il trasgressore è sempre tenuto alla rimessione in pristino a proprie spese’’».