di PINO MAGGI
CIVITAVECCHIA – «Cambiano i sonatori, ma la musica è sempre la stessa. Nel 2004 era l’Enel, con la trasformazione a carbone di Tvn, oggi è Tirreno Power, con le biomasse al IV gruppo di Torre Sud. Allora si garantiva aria pulita (garanzia presto scaduta). Oggi stesse parole: ambiente e salute totalmente fuori pericolo. Ma i dubbi restano. Sullo sfondo una città sempre prigioniera delle servitù energetiche e di un fantomatico sviluppo industriale. Altri sbocchi: zero. Turismo solo in piccolissime, insignificanti dosi».
Non ha remore né peli sulla lingua Franco Farina, segretario della locale associazione costruttori, membro nazionale dell’Asnev – sezione parchi permanenti – e, arcinoto direttore del parco Aquafelix. Le notizie di questi giorni non gli vanno giù.
«Se continuiamo a parlare di centrali – dice – decreteremo solo la morte economica e imprenditoriale di Civitavecchia e del suo comprensorio».
Tirreno Power ha però assicurato sensibili riflessi occupazionali con la riattivazione del IV gruppo.
«Durante il periodo realizzativo sì. Ma poi? Ricordiamoci quanto è avvenuto per Tvn. Dopo sette anni disoccupazione al 35%, cassa integrazione in caduta libera e moria di imprese sub appaltatrici».
Quale la medicina allora?
«Innanzitutto basta con le chiacchiere. Si deve operare per uno sviluppo alternativo, che abbia il suo fulcro nel turismo. Con il supporto dello scalo marittimo, in continua fase evolutiva, in particolare per i traffici croceristici, e con un’appendice infrastrutturale adeguata».
La sua è una chiamata in causa dei politici?
«Se oggi la città si trova in queste condizioni la colpa è loro. Per anni hanno subito supinamente eventi e condizioni, snobbando proposte alternative. Oggi, visto il clima elettorale, si torna a fare promesse e programmi. Argomenti che, una volta ottenuto il voto, sono messi nel dimenticatoio. Civitavecchia, sia geograficamente, sia per le testimonianze storiche presenti nei luoghi vicini, e sia per il clima, ha tutte le carte in regola per sfondare in campo turistico. A condizione però che non sia un turismo di bottega, ma un modello di modernità e di stampo industriale».
Un termalismo con la “T” maiuscola, ad esempio?
«Certo. Significherebbe occupazione diretta e di indotto. L’Aquafelix, per soli tre mesi l’anno, dà lavoro a ben 105 persone. Figuriamoci se fossimo nella condizione di operare senza soluzione di continuità. Ma la nostra richiesta per attivare anche piscine termali è ancora in lista d’attesa».
Parole chiare e… adesso quali reazioni?

