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    Economia e Lavoro
    27 Giugno 2020
    Sotto lo slogan “Ripartiamo con un fiore”, l'SOS lanciato in piazza da Coldiretti e florovivaisti
    Fase 3, crack da 1,5 miliardi per il settore florovivaistico

    LAZIO – Sono scesi nelle più belle piazze d’Italia i vivaisti per lanciare il loro sos, messi in ginocchio dalla crisi generata dal coronavirus per il lockdown e dalla pioggia di disdette per la cancellazione di matrimoni, eventi e cerimonie. Nel centro storico di Roma è stata adornata con fiori e fronde una botticella che da piazza di Spagna ha raggiunto il Colosseo, attraverso piazza del Popolo, piazza Venezia e i Fori Imperiali. Un tripudio di colori e profumi per portare l’attenzione sul crack da oltre1,5 miliardi per il settore delle piante e dei fiori Made in Italy. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione dell’iniziativa di oggi “Ripartiamo con un fiore”, che a livello nazionale, da Venezia a Roma, da Milano a Napoli, da Trieste a Palermo, da Lecce a Matera e in molte città lungo la penisola, ha portato in piazza il grido di dolore dei vivaisti che con fiori e fronde hanno addobbato, gondole, piazze, strade, statue, fontane e scalinate per ribadire la voglia di resistere e ripartire per continuare a garantire ai consumatori il meglio della produzione Made in Italy. Una mobilitazione nel pieno rispetto delle misure di sicurezza anti virus a colpi di petali e colori organizzata dalla Coldiretti in collaborazione con AFFI (Associazione Floricoltori e Fioristi Italiani) e Federfiori.

    “La crisi generata dal Covid 19 ha provocato il crollo del fatturato e stravolto i bilanci delle aziende, – sottolinea la Coldiretti – e le composizioni floreali della durata di 24 ore per l’iniziativa ‘Ripartiamo con un fiore’ rappresentano la richiesta di aiuto di un settore strategico per l’economia, il lavoro e la qualità della vita in Italia messo a rischio prima dalla concorrenza sleale di importazioni dall’estero e adesso dal crollo delle vendite causato dalla pandemia con il record storico negativo di miliardi piante e fiori mandati al macero”.

    Il Lazio rappresentava, prima della pandemia, il 10% del mercato nazionale di piante e fiori con un giro di affari di oltre 100 milioni di euro ed è al quarto posto della classifica nazionale. Un settore messo a dura prova dall’emergenza sanitaria.

    “L’invito è di acquistare fiori italiani – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – per sostenere un settore che rappresenta un’eccellenza del nostro territorio. Una situazione senza precedenti nella storia dell’Italia, dove per effetto delle misure di sicurezza anti virus e dei timori legati al contagio sono stati rinviati, addirittura al prossimo anno, quasi 60mila matrimoni, ai quali si aggiungono mancate cresime, comunioni, battesimi, eventi pubblici, fiere e assemblee, con la sospensione persino dei funerali e la chiusura dei cimiteri, in un periodo in cui per molte aziende si realizza oltre il 75% del fatturato annuale, grazie anche ai tanti appassionati dal pollice verde che con l’aprirsi della stagione riempiono di piante e fiori case, balconi e giardini”.

    Un vero e proprio tsunami per il settore florovivaistico, al quale la pandemia ha creato problemi all’export con blocchi al confine e in dogana di tanti paesi Ue ed extra Ue, con ritardi e difficoltà nei trasporti e nella vendita.

    “Il risultato – precisa Coldiretti – è stata la perdita di fiori e piante appassiti e distrutti nei vivai in Italia. A rischio c’è il futuro di un settore chiave del Made in Italy agroalimentare, con il valore della produzione italiana di fiori e piante stimato in 2,57 miliardi di euro.  Nel comparto sono coinvolte 27mila imprese con circa 200mila posti di lavoro che ora si trovano in gravissime difficoltà. Il settore ha bisogno di misure urgenti per dare liquidità alle aziende, senza la quale non potranno essere avviati nuovi cicli colturali per la ripresa delle attività commerciali normali che si stima, visto il decorso dell’emergenza sanitaria e la stagionalità del settore, non avverrà prima di settembre.  Per salvare imprese e posti di lavoro sono necessari interventi urgenti e concreti su tutte le scadenze, fiscali e non, per la gestione dei dipendenti e l’accesso agli ammortizzatori sociali”.