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    Cronaca, Porto
    30 Giugno 2020
    Risorse “accantonamento rischi” per fronteggiare la crisi: Di Majo dice no
    Authority, i soldi del fondo non si toccano
    Ugl sul piede di guerra: "Atteggiamento irresponsabile. Basta inutili mediazioni: è tempo di agire"

    «Ci duole constatare come organizzazione sindacale che da parte dei vertici dell’AdSP, dopo oltre 20 giorni, non si è ottenuta una chiara ed esaustiva risposta a quanto chiesto durante lo scorso organismo di Partenariato». È quanto afferma l’Ugl, spiegando che nell’ultima riunione, prima dell’approvazione del bilancio, a seguito di una lunga discussione incentrata sulla individuazione di risorse finanziarie per far fronte alla gravissima crisi che sta attanagliando il porto di Civitavecchia – più in particolare le Società di interesse Generale – il presidente si era impegnato a convocare entro le 24 ore successive i sindacati per verificare la fattibilità delle istanze delle proposte avanzate circa il reperimento di somme attingendo dal fondo accantonamento rischi, ovviamente secondo le normative vigenti. L’Ugl ricorda l’art. 199 comma 1 del decreto legge n. 34/2000: «Da allora silenzio assoluto. nessun incontro, nessuna verifica. Soltanto oggi con una nota scarna e dopo le molteplici sollecitazioni – prosegue il sindacato – i vertici di Molo Vespucci ci hanno spiegato, in una nota a firma del presidente di Majo e del segretario generale Macii, che dopo aver sentito il Collegio dei revisori dei conti, devono salvaguardare i vincoli di bilancio dove gravano i contenziosi accumulati negli anni e pertanto non possono adottare provvedimenti che svincolino le somme di spettanza dell’AdSP e dall’altro che alcune somme, non oggetto di accantonamento, potranno essere utilizzate per far ripartire il porto “ove autorizzate a tale scopo dagli organi competenti”». L’Ugl Mare non ci sta. «Pur apprezzando lo sforzo compiuto dal presidente nel rispondere così tempestivamente, rispetto i suoi standard – dichiara il sindacato – riteniamo tale risposta fortemente lesiva per tutti i livelli occupazionali che ad oggi rischiano la stabilità occupazionale. Oggi tutte le imprese artt. 16, 17, 18 e più in particolare quelle di interesse economico generale sono al collasso. Pensare di continuare a mettere la polvere sotto il tappeto e sperando che queste imprese senza l’intervento dell’AdSP, sia in termini burocratici che in termini economici si possano risolvere da soli – afferma l’Ugl – è da irresponsabili. Il nostro scalo ormai è diventato una vera e propria polveriera, solo l’AdSP non se ne rende conto, così come fino ad oggi non si è resa conto o ha fatto finta che, il grande senso di responsabilità mostrato dalle organizzazioni sindacali (grazie anche al buon senso dei lavoratori) ha evitato uno scontro sociale senza precedenti. Pazienza e responsabilità sono ormai esaurite dopo la risposta fattaci pervenire – conclude la nota – che mostra senza mezzi termini la irresponsabilità e la inconsapevolezza dei vertici dell’AdSP del gravissimo danno arrecato all’intera collettività portuale, imprenditoriale- occupazionale e cittadina. È tempo di agire, basta con le inutili mediazioni».