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    Porto
    22 Settembre 2020
    Duro intervento del sindacato contro i vertici di Molo Vespucci:
    Ugl: ”Il porto sprofonda nella crisi ma dall’Adsp nessuna risposta”

    “L’Ugl esprime profonda preoccupazione dopo l’ennesima notizia negativa dallo scalo: Port Mobility non pagherà gli stipendi, Cfft apre alla cassa integrazione e Gtc proclama lo sciopero. Intervenga la politica subito un tavolo di crisi città- porto”.

    Ancora un grido d’allarme dallo scalo cittadino e a lanciarlo è l’Ugl locale che torna ad accendere i riflettori sulla crisi nera che sta colpendo il porto il tutto senza che l’Adsp abbia “dato ancora nessun tipo di risposta, nemmeno un segnale di rassicurazione. Ci saremmo aspettati – scrivono dalla Ugl – un cambio di passo alla luce delle modifiche interne all’Adsp e ai buoni propositi di rilancio del porto di Civitavecchia annunciati e sbandierati dal vertice, ma che oggi, obiettivamente, non trovano riscontro in azioni pratiche e immediate che portino a rilanciare un porto che, dopo gli oggettivi problemi derivanti dal covid19, non si è ancora rialzato. Contrariamente a tutte le altre Autorità di Sistema che in qualche modo hanno saputo affrontare la difficile situazione, Civitavecchia sprofonda in una crisi che rischia di divenire irreversibile. Leggiamo, purtroppo, continuamente di situazioni molto difficili dal punto di vista economico all’interno dello scalo locale, messo in crisi sicuramente dalla pandemia, ma con una fortissima dose di negligenza e incapacità manageriale, solo per citarne qualcuna Port Mobility, Gtc, Cfft e non ultima Pas che non riescono più ad uscire da una crisi profonda e che l’amministrazione che governa il porto dovrebbe, in qualche modo, risolvere dando le giuste e concrete garanzie”.

    La Cfft, secondo il sindacato l’unica a non essere ricorsa agli ammortizzatori sociali, “oggi si vedrà costretta ad avviare anch’essa la procedura di cassa integrazione, perché paradossalmente non riesce a movimentare le sue merci su banchina pubblica, in quanto l’ormai famoso provvedimento votato a giugno, dopo una lunga trattativa, per l’utilizzo della banchina 24, ancora aspetta il disciplinare per l’utilizzo e la regolamentazione degli spazi. Inutile ribadire che tale provvedimento doveva essere perfezionato dall’Autorità portuale coinvolgendo ovviamente la Dogana. Nel totale silenzio dei vertici di molo Vespucci, nonostante i reiterati solleciti da parte degli operatori, molti traffici sono sfumati nel nulla, con una forte perdita occupazionale nel settore della Logistica. Per non parlare poi della banchina 25 praticamente morta. Anni e anni – tuonano dalla Ugl di Civitavecchia – di concessione con la promessa di sviluppo e lavoro ad oggi non risulta pervenuta né in termini occupazionali che di merci. Eppure richieste di nuovi spazi si registrano ogni giorno nel nostro scalo. Basti pensare che soltanto Roma conta 1 milione di contenitori che non si sa da dove arrivino e dove vadano a finire. Verrebbe quasi da pensare che qualcuno ostacoli lo sviluppo del nostro porto a vantaggio di altri lidi…. “Forse” ma è solo frutto della nostra fantasia. Non è certo pero una fantasia quando le Aziende dichiarano di non riuscire a pagare gli stipendi come nel caso di Port Mobility. Stessa inerzia. Nonostante l’accordo scaturito anche in presenza delle autorità marittime, apprendiamo che l’ente ancora oggi, nonostante le urgenze, non ha ancora nominato il nuovo RUP (dopo che il precedente è andato in pensione). Questa situazione di stallo sta mettendo in seria difficoltà l’azienda, in quanto sappiamo tutti che senza il RUP che valida la congruità dei servizi e quindi le fatture, le stesse società non vengono pagate. È ovvio che a fronte di questo pressapochismo a farne le spese saranno sempre i lavoratori soprattutto in termini occupazionali. E questo è il caso della Port Mobility che ha già dichiarato la non possibilità di pagare gli stipendi. In aggiunta a questo, va ricordato al vertice dell’Authority che se non si inverte la rotta a novembre finiranno anche gli ammortizzatori sociali della Port Mobility e molte famiglie perderanno ogni forma di sostentamento. Ci auguriamo che la scelta del prossimo presidente sia orientata verso una figura subito operativa, competente, in materia portuale, ed equilibrata e che conosca le peculiarità del territorio e le potenzialità del retroporto perché non possiamo permetterci di sbagliare nuovamente e vivere altri anni come questi passati che già hanno fortemente compromesso il rilancio del nostro Network e che se, dovessero perdurare, vedrebbero finanche l’apertura di una crisi profonda, di cui già esistono le premesse, anche della Compagnia Portuale. Auspichiamo come organizzazione sindacale, al di là delle lotte che verranno messe in campo e questa volta senza più “revoche” che anche tutte le forze politiche e di settore si uniscano in questa estrema difesa del nostro scalo, delle nostre imprese e dei lavoratori tutti. Si apra un tavolo di crisi città-porto, per monitorare e gestire gli effetti economici e sociali della crisi portuale.L’evoluzione poco chiara dell’emergenza sanitaria in corso e le ulteriori difficoltà che potrebbero generarsi derivanti dalla stessa sarebbero nefaste. Ignorare la drammaticità della situazione o continuare a subire questa inerzia – concludono duri dal sindacato – significherebbe essere complici di questo disegno scellerato che qualcuno “forse” ha immaginato per il nostro scalo marittimo”.