logo
    Economia e Lavoro
    14 Ottobre 2020
    Il presidente Confcommercio locale sulle nuove restrizioni per bar e ristoranti
    Dpcm, Luciani: ”Settore somministrazione nuovamente penalizzato”

    «Avremmo preferito un maggior controllo preventivo piuttosto che arrivare a questo punto, purtroppo le nuove disposizioni penalizzeranno nuovamente il settore della somministrazione». Lo dichiara il presidente della Confcommercio di Civitavecchia Graziano Luciani che interviene all’indomani della firma del nuovo Dpcm, con le norme in vigore per i prossimi 30 giorni, da parte del premier Giuseppe Conte e del ministro della Salute Roberto Speranza. Tra le misure confermata la stretta alla movida di cui si è molto parlando con la chiusura dei locali che è stata fissata per le 24, con il divieto di sosta e consumazione all’esterno dei locali dopo le 21, fatto salvo il servizio al tavolo. Restrizioni che andranno a penalizzare fortemente gli esercizi. Sull’argomento si è fatta sentire anche la voce della direzione della Confcommercio di Roma: «Ristoranti e bar dovranno chiudere alle 24 ma dalle ore 21 sarà vietato consumare in piedi, quindi potranno continuare a servire i clienti solo gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande che abbiano tavoli al chiuso o all’aperto. Questo provvedimento – tuonano – non ha senso, perché posso stare seduto in un locale e rispettare il distanziamento solo fino alle 24? Inoltre, il divieto di assembramento è già previsto, a cosa serve vietare di permanere fuori dai locali? La verità è che con questo provvedimento per moltissimi locali non avrà più senso aprire, e il danno economico con ulteriore perdita di fatturato ci sarà anche per pizzerie, pub, ristoranti, cocktail bar che lavorano fino a tardi». Domande legittime e preoccupazione per un settore che è gia stato fortemente penalizzato e con, purtroppo, tante serrande che sono rimaste abbassate. «Speriamo – ha concluso Luciani – che non si arrivi a chiusure obbligatorie o a riduzioni di orario come nella primavera scorsa perché sarebbe la morte».