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    Cronaca
    17 Marzo 2021
    In Puglia la svolta delle indagini sulle forniture alla Regione Lazio con gli acconti milionari pagati a vuoto
    Scandalo mascherine, 6 arresti a Taranto
    Tutto partì dall'interrogazione della consigliera regionale di Fdi Chiara Colosimo e dalle pubbliche denunce di Roberta Angelilli: ''Le dimissioni del responsabile della protezione civile Tulumello sarebbero un atto dovuto''

    CIVITAVECCHIA – Scattano i primi arresti per la maxi truffa delle mascherine alla Regione Lazio. Il Gip di Taranto Benedetto Ruberto ha disposto le misure cautelari per sei persone tra soci e delegati della Internazionale Biolife srl, che doveva fornire mascherine alla Protezione Civile regionale direttamente e attraverso la Ecotech passando per la Ex-Or Sa di Lugano. Tutto nasce dall’interrogazione presentata in Regione Lazio dalla consigliera di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo.

    Truffa aggravata, certificazioni false, autoriciclaggio, riciclaggio internazionale e associazione per delinquere sono alcuni dei reati contestati per aver raggirato la Regione Lazio e i suoi fornitori diretti.

    E’ quanto ha scoperto la Guardia di Finanza di Taranto, in mesi di indagini coordinate dalla Procura della città pugliese.

    La società tarantina era in cima alla catena dei fornitori dei tre affidamenti diretti che la Protezione civile del Lazio, fra il 16 e il 20 marzo 2020, aveva assegnato alla Ecotech srl per l’acquisto di circa 37,8 milioni di mascherine Ffp3 e Ffp2, per la quale la Regione Lazio aveva anticipato 14 milioni di euro.

    La Ecotech, a sua volta, si era rivolta alla svizzera Exor Sa, che aveva trovato nella Biolife la disponibilità a procurare in pochi giorni i dispositivi richiesti dalla Regione. Peccato che le mascherine siano giunte a Roma soltanto alla fine di agosto 2020, quando ormai non servivano più, mentre la Regione Lazio attende il rimborso di oltre 11 dei 14 milioni di euro anticipati.

    Sottoposto a sequestro preventivo il provento illecito, pari a circa 4 milioni di euro.

    Tutti si sarebbero procurati ingenti profitti presentandosi sul mercato nazionale e internazionale come in grado di fornire ingenti quantitativi di dispostivi di protezione individuale pur non avendone la disponibilità e anche grazie a false certificazioni.

    In particolare, nella prima fase dell’emergenza, la società (attiva fino al marzo 2020 solo nel settore del commercio di integratori alimentari) avrebbe garantito all’Agenzia regionale della protezione civile dl Lazio l’immediata fornitura di 6 milioni di mascherine, un milione di camici e un milione di tute, producendo anche false certificazioni: dpi consegnati in ritardo e solo in minima parte, pur avendo ottenuto un acconto dell’intera fornitura, pari a circa 25 milioni di euro. Parte degli illeciti profitti risultano trasferiti su conti esteri.

    Camici e tute isolanti non sono mai arrivate, le mascherine solo in piccola parte e con mesi di ritardo. La regione aveva versato per tutto il materiale un anticipo di quasi 5 milioni, già incassati dalla ditta tarantina.

    Di questi, oltre 4 milioni sono finiti a una misteriosa società albanese, di cui era azionista un italiano e adesso una manager che ha lavorato in Svizzera, e a una altrettanto misteriosa società bulgara.

    La Internazionale Biolife srl con appena 10mila euro di capitale sociale, specializzata in prodotti omeopatici, ha attirato su di sé i riflettori della guardia di finanza e dei pm tarantini, che stanno collaborando con i magistrati romani, risultando uno degli intermediari pur essendo, allo stesso tempo, un fornitore diretto della Regione Lazio in un altro contratto di approvvigionamento dei dpi.

    Il contatto fra la Biolife e Carmelo Tulumello, direttore dell’Agenzia di protezione civile, è finito nell’inchiesta con l’accusa di riciclaggio e autoriciclaggio. Secondo i pm tarantini, “i movimenti di denaro” evidenziati sul conto dell’uomo, un avvocato, coinvolto a Latina anche a margine di una indagine su criminalità organizzata e rapporti di imprenditori locali con le forze dell’ordine e i servizi segreti, avevano “l’esclusivo scopo di ripulire parte del profitto illecito conseguito dalla Internazionale Biolife per effetto delle condotte illecite perpetrate ai danni della Protezione Civile del Lazio e della Exor Sa, rendendo difficoltosa la tracciabilità del profitto”.

    La società tarantina avrebbe dovuto fornire mascherine alla Ex-Or Sa che, a sua volta, avrebbe dovuto consegnare le mascherine alla Eco.Tech. Srl di Frascati.

    A quanto ricostruito fin qui dagli atti in possesso del Gico della Gdf di Roma e dai magistrati che stanno indagando, la Regione Lazio fra il 16 e il 20 marzo ha assegnato tre commesse alla Ecotech che, forte della presenza di un socio minoritario operativo in Cina, riteneva di poter consegnare i pochi giorni la maxi-fornitura. I fornitori erano appunta la Ex-Or Sa e la Giosar che a loro volta si erano rivolti alla International Biolife.

    Taranto ha iniziato ad indagare dopo la denuncia presentata dalla Ex-Or Sa svizzera nei confronti della Biolife. La Internazionale Biolife, è stata denunciata dopo che a Lugano le autorità ticinesi avevano sentito i vertici della Ex-Or, raccogliendo le deposizioni sulle inadempienze del loro fornitore.

    In particolare, dalle carte dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Carbone si evince come il 5 aprile 2020 la Internazionale Biolife, per non perdere la commessa e dover restituire oltre 2 milioni di euro alla Ex-Or Sa, abbia fornito una falsa certificazione attestante la presenza della merce in magazzino. La Regione Lazio l’8 aprile decise di rinnovare l’affidamento ai fornitori proprio sulla base di quel documento falso, non accorgendosi di nulla.

    Avevano invece una “marchiatura Ce non conforme” i circa 300mila camici forniti dalla Biolife direttamente alla Protezione Civile laziale: il certificato presentato, infatti, era stato rilasciato da un società della Repubblica Ceca, che, all’atto dei controlli dei finanzieri, è risultata inesistente.

    Restano indagati dalla Procura di Roma, per inadempimento in pubbliche forniture, i titolari della Ecotech srl, che ha stipulato direttamente il contratto per le mascherine con la Regione Lazio, anche dall’operazione di Taranto si evidenzia come la Ecotech sia stata a sua volta danneggiata dalla Internazionale Biolife, così come la Ex-Or Sa, già prosciolta da ogni accusa, in Svizzera, dove era stata inizialmente sospettata di aver fornito il certificato Sgs falso. In realtà la Ex-Or Sa è da considerarsi parte lesa dell’intera vicenda, in cui a questo punto emerge con chiarezza invece il ruolo svolto dalla Internazionale Biolife.

    Ciò che rimane, invece, è la dimostrata incapacità della Regione e della Protezione Civile regionale di gestire gli affidamenti dell’emergenza, come sollevato dalla consigliera regionale di FdI Chiara Colosimo nella sua interrogazione e da altri esponenti del partito di Giorgia Meloni, prima fra tutti l’ex europarlamentare e consigliere regionale Roberta Angelilli, che già a maggio 2020, dopo diversi interventi sullo scandalo che si stava profilando, dichiarava «Ormai è chiaro che la vicenda Ecotech è solo una parte del mascherinagate, con circa il 70 per cento delle forniture ancora non arrivate ad oltre un mese dalla scadenza contrattuale delle consegne, c’è da chiedersi cosa aspetti la Regione a revocare i contratti e a chiedere indietro gli anticipi. Ci prepariamo quindi a chiedere alla magistratura di allargare l’inchiesta a tutti gli affidamenti della Regione a soggetti dimostratisi incapaci di eseguire la commessa».

    “Al di là delle responsabilità penali – aveva poi dichiarato Roberta Angelilli solo la scorsa settimana – che saranno accertate dalla magistratura, è evidente che la gestione dell’emergenza sanitaria nella Regione Lazio, per quanto riguarda l’approvvigionamento dei dispositivi sanitari, è stata del tutto inadeguata: sono stati spesi soldi pubblici per commesse di merce mai consegnata o consegnata priva dell’adeguata certificazione, con anticipi milionari a piccolissime società che non si erano mai occupate di dispositivi sanitari, dalla Ecotech che commerciava lampadine, alla Internazionale Biolife che si occupava di integratori e benessere sessuale, fino alle vicende che coinvolgono la European Network che si occupa di editoria. Abbiamo chiesto più volte alla Regione Lazio, senza ottenere risposte, quali siano state le modalità di selezione di alcune di queste improbabili società. Ci aspetteremmo un segnale netto da parte dell’Amministrazione regionale che non può non riconoscere la gestione fallimentare del Direttore della Protezione civile regionale Tulumello, le cui dimissioni sarebbero a questo punto un atto dovuto”.