Questa mattina, dopo oltre dieci ore di camera di consiglio, è arrivata la sentenza della Corte d’Assise di Roma per l’omicidio di Luca Sacchi e le condanne non sono state pesanti come aveva chiesto l’accusa: ventisette anni di carcere per Valerio Del Grosso, autore materiale dell’omicidio, venticinque anni per Paolo Pirino, che partecipò all’aggressione, e per Marcello De Propris, che consegnò l’arma del delitto. Condannata a tre anni e trentamila euro di multa Anastasiya Kylemnyk accusata di violazione della legge sugli stupefacenti. Assolto invece Armando De Propris. I giudici hanno disposto una provvisionale di oltre un milione di euro per la famiglia di Luca Sacchi.
Il pm Giulia Guccione nella sua requisitoria dello scorso 11 febbraio, aveva chiesto la condanna all’ergastolo per Del Grosso, 30 anni per Pirino e per Marcello De Propris, 4 anni e mezzo per Anastasiya Kylemnyk, accusata di violazione della legge sugli stupefacenti. Per il padre di De Propris, Armando, accusato della detenzione della pistola, la pm aveva chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto.
IL CASO. Nella notte tra il 23 e il 24 ottobre Luca Sacchi venne ucciso con un colpo di pistola alla testa davanti a un pub nella zona di Colli Albani mentre era in compagnia della fidanzata Anastasiya e di alcuni amici. A sparare fu Valerio Del Grosso, che insieme con l’amico Paolo Pirino, aveva deciso di rapinare la ragazza di Sacchi prendendole i soldi, 70mila euro secondo l’accusa, che aveva nello zaino e che secondo le indagini sarebbero serviti per acquistare 15 chili di marijuana. Oltre a Pirino e Del Grosso, finì in carcere per concorso in omicidio anche Marcello De Propris, il giovane che diede la pistola a Del Grosso. Nell’ambito poi del tentato acquisto della droga, venne indagata Anastasiya, per la quale venne disposto l’obbligo di firma, mentre l’amico di Luca, Giovanni Princi, fu arrestato e portato in carcere. Per questi fatti Princi ha concordato in appello una pena di tre anni.
LA REZIONE DI ALFONSO SACCHI. “Noi ci aspettavamo l’ergastolo, quando ti muore un figlio vuoi il massimo della pena, comunque anche 27 anni sono tanti. Mi ritengo soddisfatto”, ha detto Alfonso Sacchi dopo la sentenza. “Di Anastasiya non so più che dire, ci incrociamo, ma parlare no. Non mi aspetto più niente da lei. Per me conta che mio figlio sia uscito pulito e che chi ha sparato ha preso una pena severa”, ha aggiunto il padre di Luca Sacchi.
