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    Cronaca
    4 Ottobre 2022
    Le attività commerciali di Tarquinia e Montalto nel mirino dei Casamonica

    di Simona Tenentini

    VITERBO – Un quadro decisamente preoccupante è quello che emerge dal rapporto Dia (Direzione Investigativa Antimafia) nella recente relazione semestrale (luglio-dicembre 2021) consegnata al Parlamento.

    Diverse le connotazioni mafiose operanti nella  Tuscia, che risulta caratterizzata “dalla presenza di organizzazioni autoctone attive nel narcotraffico, nell’usura, nelle estorsioni e nella commissione di reati di tipo predatorio”

    Il territorio è caratterizzato inoltre “dalla presenza di soggetti contigui alle tradizionali organizzazioni mafiose, ed in particolare alla ‘ndrangheta”.

    Nel paragrafo dedicato a Viterbo ed alla sua provincia, gli investigatori segnalano soprattutto il singolare caso dello “sfarzoso spettacolo pirotecnico nella strada che costeggia il penitenziario, che sarebbe stato organizzato per festeggiare l’arrivo di 300 detenuti, la maggior parte di alta sicurezza, trasferiti dal carcere di Frosinone a quello di Viterbo”.

    L’episodio è avvenuto lo scorso novembre quando un inaspettato spettacolo di fuochi d’artificio ha illuminato le mura del reparto dove sono reclusi i detenuti dell’alta sicurezza, fra cui anche personaggi di spicco (alcuni dei quali condannati all’ergastolo) di camorra, mafia siciliana e ‘ndrangheta.

    L’ipotesi della Dia è che tali festeggiamenti possano essere ricollegati “alla presenza di gruppi di ‘ndrangheta riconducibili ai MOLLICA, TROVATO, NUCERA , GIAMPÀ, MAMMOLITI, LIBRI, ZUMBO-GUGLIOTTA, nonché ai PIROMALLI e alle compagini autoctone dei CASAMONICA, quest’ultimi interessati principalmente all’area di Tarquinia (VT) e Montalto di Castro (VT) dove significativi investimenti hanno portato all’acquisizione di numerose attività”.

    Dal rapporto si evince anche una presenza di appartenenti al mondo della camorra “allo stato attuale più contenuti rispetto a quelli di altre formazioni criminali anche se non mancherebbero proiezioni di sodalizi campani anche in queste zone come ad esempio in settori economici soggetti all’influenza da parte di elementi riconducibili al clan SARNO”.

    Da non sottovalutare, infine, la presenza di una nutrita componente di criminalità albanese dedita non soltanto a furti e a reati di criminalità diffusa ma anche a traffici di stupefacenti su larga scala. Nella Tuscia i vari  clan opererebbero in maniera silente riciclando proventi illeciti : per quanto riguarda il traffico di stupefacenti l’attenzione è rivolta non solo alle realtà criminali più frequentate del litorale romano e del basso Lazio ma anche nel rifornimento di alcune importanti piazze di spaccio delle regioni limitrofe.