
di Marco Gubetti
ROMA – Alla fine tra falchi e colombe nella maggioranza (e quindi nel Consiglio dei ministri) si è arrivati al compromesso che ci si attendava ormai già da qualche settimana. Dunque non ci sarà nessuna proroga del mercato tutelato con le sue tariffe protette, una scelta quasi obbligata per non andare incontro agli strali dell’Ue, che avrebbero, con ogni probabilità, comportato pericolose stasi nella concessione delle rate del Pnrr. In particolare – da quello che è filtrato dai palazzi nelle ore di febbrili trattative che hanno preceduto il Consiglio dei ministri di lunedì scorso – sembra che il ministro delle Politiche Europee, Raffaele Fitto, fosse molto preoccupato per i finanziamenti necessari alle imprese italiane per far fronte alla transizione green (non certo una passeggiata) e che sarebbero potuti essere messi a rischio proprio dal continuare il braccio di ferro con Bruxelles sul mercato tutelato delle bollette. Dunque dal 10 gennaio (per quanto riguarda il gas) e dal 1° aprile (per l’energia elettrica) circa dieci milioni di famiglie si troveranno a navigare nel mare magno del mercato libero. Va detto, però, che l’altra parte del compromesso prevede un distacco dal sistema tutelato molto soft e graduale. Partirà presto una campagna di informazione per mettere a conoscenza tutti gli utenti su come muoversi nel mercato libero, il Ministero dell’Ambiente ha già fatto sapere che istituirà un tavolo per stabilire le modalità migliori per accompagnare i cittadini in questo passaggio e poi l’Arera (l’Authority dell’energia che vigilia sulle tariffe) ha già predisposto una exit-strategy insieme ai gestori, in modo che non avvenga nessuna cessazione perentoria della fornitura per quell’utente che, alla data di scadenza, non fosse già passato al mercato libero, ma al contrario sarà attivato un “Sistema a tutele graduali” (Stg) che avrà una durata di quattro anni e che prevede che la tariffa applicata all’utente non sia lontana, almeno inizialmente, da quella delle cosiddette offerte Placet dell’attuale mercato tutelato. Il 10 gennaio, poi, dovrebbero partire le aste e a nessun gestore verrà assegnato più del 30% di clienti all’interno di ciascuna delle 26 aree in cui è diviso il Paese e questo dovrebbe favorire la concorrenza e dunque prezzi più bassi. L’utente, quindi, dovrà optare se rimanere con l’attuale gestore ma con un nuovo contratto, oppure cambiare gestore. Se l’utente resterà inerte rimarrà vincolato allo stesso gestore che dovrà applicargli la tariffa più conveniente tra quelle della sua offerta. Un’ulteriore idea per ridurre l’impatto dell’avvento del mercato libero sui bilanci familiari potrebbe essere quella di allargare (studiando la misura proprio insieme all’Arera) le categorie dei cosiddetti vulnerabili (persone in situazione di indigenza economica, malati, disabili, ultra-75enni, utenti che vivono in zone disastrate) – che al momento sono 4,5 milioni – e per i quali il mercato tutelato resterà comunque anche dopo rispettivamente il 10 gennaio (gas) e 1° aprile (luce). La partita sembra dunque chiusa, anche se la Lega sta provando in extremis a ottenere un’ulteriore proroga ed è in costante forcing sul ministro Fitto perché riesca a strappare alla Commissione Ue ancora qualche mese di bollette tutelate (almeno fino alla fine dell’inverno, periodo durante il quale il consumo di energia è giocoforza superiore). Dopo il voto in Consiglio dei ministri dell’altro giorno, però, è improbabile che possano aprirsi ulteriori spazi di manovra.