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    18 Aprile 2024
    Istituzione Roma, ennesima semifinale: classe e resistenza, Milan desolante, DDR vola pure a Leverkusen

    A cura di Simone Dell’Uomo

    Splendente, dominante, eroica, resistente, vera. Senza alibi. Istituzione del giovedì. Tornata grande, grandissima. La Roma colpisce, colpisce ancora, resiste ad un’ora di inferiorità numerica contro un Milan superficiale, senza mordente, stucchevole, a tratti irritante, definitivamente desolante e vola strameritatamente in semifinale d’Europa League, ancora una volta. All’Olimpico ancora vittoria giallorossa: 2-1 dopo il colpo di San Siro. Ed è la quarta semifinale europea in quattro anni per i giallorossi, ormai istituzioni del giovedì e pronti al grande salto. De Rossi festeggia il rinnovo del contratto con l’ennesimo cioccolatino alla sua gente: ha ricompattato un ambiente spaccato dalla macerie mourinhane, ha ricostruito e rilanciato una Roma che vanta romanismo e incarna tutt’altro stile, ha stravinto pure questa, un doppio confronto con Pioli senza storia, che vede il tecnico rossonero sulla graticola. Contestazione a tre giorni dal derby. Milanismo furibondo. Il Milan se ne va a casa. Pioli, forse adesso francamente sì, arrivato a fine ciclo. Roma vola e sarà ancora Leverkusen l’ultimo gradino da scalare per la finale: quel sogno Dublino che significherebbe riscattare per sempre Bucarest. Tre partite per la gloria eterna, Roma c’è.

    LA CRONACA Pioli sbaglia tutto. Scelte tattiche come Calabria in palleggio, Bennacer ombra di Adli e Reijnders, Chukwueze uno dei più in forma del momento scelto ancora fuori. Scelte che aggravano l’aspetto più importante: l’atteggiamento (paradossalmente di una squadra che sulla carta dovrebbe rimontare). Un atteggiamento superficiale, svogliato, soffice. Contro una squadra non solo bella, ma vera, che ha mordente, che ha ritrovato trame e giocatori forti. Una squadra che ti castiga. Mancini sfrutta il suo periodo d’oro e addirittura porta avanti i suoi stavolta con una ribattuta da centravanti su palo di Pellegrini, capitan rigenerato che brilla, pesca Lukaku lasciato all’uno contro uno con Gabbia (ancora preferito a Thiaw), Theo vola lungo come una discesa stellare di Tomba e Paulo pesca il jolly dalla sua mattonella: Dybala fa esplodere l’Olimpico e incanalerebbe gara e qualificazione sui binari strameritatamente giallorossi. Il condizionale è d’obbligo perché nell’unico spunto riuscito da Leao nella tela DDR Celik compie un’ingenuità con fallo da dietro pericoloso oltre che tattico e lascia in 10 i suoi in pieno primo tempo. Una grande squadra prenderebbe in mano la partita, inizierebbe a tessere la tela col palleggio giusto, quello fertile, cercando di bucare la Roma. Ma la squadra non ha mordente: entra Jovic che non lascia minimo segno, Giroud stavolta un lampione, Chukwueze entra solo nella ripresa. La squadra non ha idee, non ha cattiveria agonistica, non ha malizia. Palleggio superficiale, da figurine. E la Roma brilla, trascinata dal suo solito sontuoso pubblico. In 10 lotta combatte e sfiora la terza rete ancor più di quanto il Milan si avvicini, pensate, a trovare un minimo gol che possa riaprire una piccola speranze. E allora Roma. E allora Sud. E allora Daniele. Gruppo vero, spazi chiusi, interpretazione perfetta. Ripartenze brillanti, efficaci, tecniche. Il Milan si specchia, su non si sa che cosa. Leao non attacca mai lo spazio senza palla (problema pluriennale che nessuno sottolinea). Pioli le prova tutte con cinque attaccanti, squadra ancor più sfilacciata, facile preda di una Roma che ne ha di più pure in meno. Pioli immobile, la gara sfila. L’Olimpico sente l’odore del sangue, quello dell’ennesima prova di resistenza. La gara sfila, s’alzano cori e sciarpate, Gabbia accorcia quando ormai è troppo tardi, ogni speranza rossonera definitivamente tramontata. I 5 di recupero sono un tripudio giallorosso, parte il conto alla rovescia, la Sud rilancia vibrazioni Tirana e Bucarest: triplice fischio, la Roma è in semifinale.