
Difficile trovar un weekend come quello appena trascorso più identitario o soprattutto fotografico della trama del romanzo Premier edizione 24/25. Chi insegue e chi scappa. Chi insegue che avrebbe dovuto avvicinare chi scappa, chi insegue che frena sul più bello e chi scappa che avrebbe dovuto frenare che invece è scappato ulteriormente. Ancor più lontano. Giochi di periodi e analisi logica d’apertura d’articolo che stavolta non vanno a fotografare un monumento d’infanzia generazionale come Beep Beep e Willy il Coyote, ma vanno a riflettere e descrivere la corsa al titolo britannico 2025, quella tra chi ambiva e chi con ogni probabilità a questo punto riuscirà, Arsenal e Liverpool. Mercoledì a Villa Park i Reds anticipavano la giornata di Premier che registrerà come per il Newcastle la loro illustre assenza per finale di Carabao Cup in programma a metà marzo; non andavano oltre il 2-2 complice un criticato Darwin e doppio errore praticamente a porta sguarnita; con una gara in più da giocare, l’Arsenal poteva accorciare e qualche giorno dopo il weekend narrava Reds a Manchester e Gunners col West Ham. Potenzialmente -5 che sarebbe dovuto diventar -2 o -3: insomma, il momento più ambito della stagione biancorossa. Invece martelli, muro, Bowen, Potter che se ne va via in metro con tre punti nel sacco e quell’uno a zero esterno vecchie maniere; Rice deriso e cannoni sconfitti, proprio un giorno prima dell’esibizione perfetta d’una squadra tra le più forti e complete in questo momento d’Europa, l’eredità lasciata da Klopp a Slot. Che oggi prende copertine, senz’altro; gran merito quello di seguir quel percorso e non strafare, quel ciclo riavviato con Mac Allister e Szoboszlai interpretazione della nuova era rossa al fianco degli ultimi colpi di Salah e VD4: un cocktail terrificante, perfetto, da sei mesi a questa parte. Con la fine dell’era Manchester City, un due a zero tra le ceneri dei giovani dell’Etihad e quel che fu (Gundogan e KDB, generazionali, che andranno via come Walker), un manifesto del Liverpool dei giorni d’oggi tornato ai massimi livelli che ha significato abdicazione. A tutti gli effetti. Ma se al terzo tentativo di chi ha chiuso sempre seconda negli ultimi due anni tutti s’aspettavano fossero proprio i Gunners dell’allievo Arteta a raccogliere l’eredità del maestro Guardiola, febbraio 2025 narra che invece mezza Inghilterra stia già pagando la vittoria del Liverpool campione britannico 2024/25. C’è un mondo lì fuori che non aspettava altro che decantare l’Arsenal come bella e incompiuta: infortuni e calendario forsennato hanno fatto il resto, pesantissimi Havertz e Saka fuori, ma stavolta francamente tre indizi rischiano forse di far la prova. Ci sarà senz’altro modo e tempo per andar in profondità su delicata tematica e potenzial titolone come questo: sono tante se non troppe le sfumature da sviscerare. E comunque, Arteta e i suoi meritano più plausi di quanto offerto da mezza tifoseria e opinion comune. Liverpool che comunque se ne scappa addirittura a +11. Insomma, adesso è fuga vera. Nel frattempo, per la magia della FA Cup con gli ottavi previsti al centro dei riflettori del weekend, la Premier anticipa: tempo di infrasettimanale. Si parte già stasera con un derby della Manica come Brighton e Bournemouth, due splendide realtà; in campo come il Chelsea che stavolta no, non può proprio che sbagliare e tornare alla vittoria coi Saints a Stamford Bridge. C’è Palace – Villa al Selhurst Park, tutt’altro che scontata: Premier vera. Antipastini eccome, domani piatti forti: sempre divertentissimo Tottenham – Manchester City (O Spurs – Man City, altrimenti a Londra nord qualche dirigenza più attenta alla moneta che al successo sportivo s’offende, ndr). Arsenal a Nottingham, sfida tra inseguitrici; riflettori su Anfield, c’è Liverpool – Newcastle.