Riconnettere Roma al mare: il progetto della Regione Lazio per rendere navigabile il Tevere
Cronaca
9 Ottobre 2025
Riconnettere Roma al mare: il progetto della Regione Lazio per rendere navigabile il Tevere
Il progetto segna un cambio di paradigma: non più il Tevere come barriera, ma come spina dorsale di un territorio che cerca un nuovo equilibrio fra ambiente, sviluppo e qualità urbana

ROMA – Rendere il Tevere una via d’acqua continua, sicura e viva, capace di collegare Roma al suo mare. È questo l’obiettivo del progetto della Regione Lazio per la navigabilità del fiume, un piano ambizioso che punta a trasformare il Tevere da elemento marginale a vero asse di connessione territoriale, culturale e ambientale. L’iniziativa nasce dalla volontà di riportare il fiume al centro della vita della Capitale, restituendogli una funzione sociale, turistica e di trasporto sostenibile, in linea con le più avanzate esperienze europee di riqualificazione fluviale.

La Regione intende promuovere un insieme coordinato di interventi strutturali e non strutturali, capaci di consentire la navigazione dalla foce fino al quadrante settentrionale della città. Si tratta di un progetto che non guarda solo alla mobilità, ma anche alla valorizzazione ambientale, culturale e paesaggistica delle aree fluviali. La navigabilità del Tevere viene così intesa come un motore di sviluppo sostenibile, in grado di stimolare il turismo, migliorare la qualità urbana e creare nuove opportunità economiche, senza compromettere gli equilibri naturali del corso d’acqua.

Il punto di partenza è la consapevolezza che negli ultimi decenni Roma ha progressivamente voltato le spalle al suo fiume. Le necessità di difesa idraulica e le trasformazioni urbane del Novecento hanno infatti determinato una progressiva separazione tra il Tevere e la città, riducendo il contatto diretto con l’acqua a poche zone e marginalizzando il fiume nel tessuto urbano. Recuperare questa connessione significa non solo restituire al Tevere la sua dimensione storica e identitaria, ma anche migliorare la vivibilità complessiva del territorio.

Dal punto di vista tecnico, il progetto affronta una condizione complessa: oggi il Tevere è navigabile solo in modo discontinuo. Tratti a bassissimo fondale, ostacoli naturali e artificiali, rapide e variazioni di portata rendono difficile, se non impossibile, una navigazione regolare lungo l’intero corso urbano e periurbano. Le esperienze di trasporto fluviale sperimentate negli anni passati, come le navette turistiche tra il centro e Ostia attive fra il 2003 e il 2013, hanno mostrato la necessità di una pianificazione organica e di infrastrutture adeguate.

Per questo la Regione prevede di agire per lotti funzionali, cioè per segmenti indipendenti ma coerenti fra loro, in modo da garantire una progressiva riapertura del fiume. Ogni lotto comprende la sistemazione idraulica del tratto, la definizione di approdi e banchine, e la predisposizione dei servizi di attracco e sicurezza. Le tratte individuate vanno dalla foce al porto di Fiumicino, dal mare fino all’area della Magliana, poi verso Testaccio e Ripa Grande, fino al cuore storico della città, per risalire infine verso Ponte Milvio e Castel Giubileo. A ciascun lotto corrispondono possibili punti di approdo: Ostia Antica, il Parco Tiberis, Ripetta, Ponte Duca d’Aosta, Tor di Quinto e altri.

Alla base del progetto c’è anche un articolato quadro normativo. Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PS5) prevede già la navigabilità del Tevere e ne definisce le condizioni tecniche, distinguendo le tratte navigabili di seconda categoria. La parte terminale del fiume è classificata come “marittima” e sottoposta alla vigilanza della Capitaneria di Porto di Roma, mentre il tratto urbano e fluviale rientra nelle competenze regionali e comunali. L’attuazione del progetto richiede quindi un coordinamento multilivello tra amministrazioni, autorità idrauliche, enti di tutela archeologica e paesaggistica.

Oltre agli interventi materiali, la Regione ha previsto una serie di attività preliminari: studi idraulici e morfologici per valutare la portata e la sicurezza del fiume; indagini geologiche e archeologiche per individuare eventuali criticità; un piano di manutenzione regolare, con dragaggi periodici per mantenere la profondità del canale; e soprattutto un nuovo regolamento per la navigazione, che dovrà stabilire le regole di sicurezza, le tipologie di imbarcazioni consentite e le modalità di gestione degli approdi.

Il progetto immagina anche una forte integrazione con il trasporto pubblico locale e la mobilità dolce. Le banchine e gli attracchi dovrebbero essere collegati a fermate di metro, autobus e piste ciclabili, per rendere il fiume una vera alternativa di mobilità sostenibile. Il modello gestionale ipotizzato è flessibile e aperto anche alla collaborazione pubblico-privato, con l’obiettivo di garantire la sostenibilità economica del servizio.

La sfida è grande, ma le potenzialità sono notevoli. Una navigazione regolare sul Tevere significherebbe restituire alla città un asse di mobilità ecologica, creare un nuovo circuito turistico di qualità, riqualificare spazi dimenticati e, soprattutto, riportare il fiume nella vita quotidiana dei cittadini. Dalla foce fino al centro di Roma, il Tevere potrebbe tornare a essere una via d’acqua vissuta, osservata e rispettata, come accade in molte capitali europee.

Restano da affrontare le difficoltà tecniche, i costi di manutenzione e la necessità di una gestione unitaria e continua nel tempo. Ma il progetto segna un cambio di paradigma: non più il Tevere come barriera, ma come spina dorsale di un territorio che cerca un nuovo equilibrio fra ambiente, sviluppo e qualità urbana. Se davvero si riuscirà a rendere navigabile il fiume dalla foce fino a Castel Giubileo, Roma potrà riconquistare il suo legame più antico e naturale: quello con l’acqua e con il mare.