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    INTERVISTA, Politica
    5 Marzo 2024
    Tidei: “Grave errore politico opporsi alla nuova provincia”

    Il sindaco di Santa Marinella smentisce che l’iter per la creazione della Porta d’Italia possa fermarsi e assicura: “Sanna sbaglia sui requisiti”

     

    SANTA MARINELLA (RM) – Negli ultimi giorni si è avuta l’impressione che la Porta d’Italia (così si dovrebbe chiamare la sesta provincia del Lazio) stesse per scardinarsi. L’iter sembrava essersi arenato: un po’ per lo scetticismo di Cerveteri e Montalto di Castro, ma soprattutto perché da Roma il vicesindaco della Città Metropolitana,  Pierluigi Sanna, aveva sostenuto – con tanto di intervista a Il Messaggero – che il progetto fosse destinato a fallire per la mancanza dei requisiti minimi (vedi articolo linkato qui sotto). Il sindaco di Santa Marinella, Pietro Tidei, che del progetto è uno dei maggiori sostenitori, come sempre non ci sta a perdere e ribatte colpo su colpo alle difficoltà che si stanno palesando sulla strada per arrivare al nuovo ente.

    Allora sindaco, il progetto della provincia Porta d’Italia sta per essere abbandonato per mancanza di requisiti e di adesioni? 

    “Assolutamente no. Non ci sono ragioni di nessun genere per rinunciare a un’opportunità di sviluppo del territorio così importante, che se non cogliamo ora potrebbe non ripresentarsi più per anni e anni”.

    Il vicesindaco di Roma sostiene però che occorrono 350mila abitanti perché un territorio possa chiedere di costituirsi in una nuova provincia…

    “Il vicesindaco è rimasto indietro. Il provvedimento uscito dal Consiglio dei ministri nel 2012 a cui lui fa riferimento e che indicava quella cifra è stato dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale con la  sentenza 220 del 2013. L’argomento di Sanna è semplicemente infondato”.

    E Sanna non ha neanche ragione sulle difficoltà economiche alle quali andrebbe incontro la nuova provincia? Secondo lui il bilancio sarebbe molto modesto e alla fine ai comuni del territorio converrebbe mantenere lo status quo…

    “Parliamoci chiaro: se non fosse stato per il Pnrr – che sono soldi che arrivano dall’Ue – qua sul litorale nord negli ultimi anni non avremmo visto arrivare niente o quasi dalla Provincia. Con il nuovo ente locale avremo invece la gestione diretta delle nostre risorse, senza più dover fare i conti con l’elefantiaca burocrazia della Città Metropolitana e con l’ammortamento dei tantissimi mutui con cui l’Amministrazione della provincia deve combattere tutti i giorni e che alla fine strozzano gli aiuti per i territori provinciali che sono fuori dall’Urbe”.

    Come mai, a suo parere, da Roma cercano di fermare il progetto?

    “Hanno paura dell’effetto domino che potrebbe innescarsi. Se noi riusciamo a staccarci, dimostrando che è un’impresa possibile e che si va a stare meglio, nei prossimi anni anche i Castelli Romani chiederanno di fare lo stesso e così anche Tivoli con la parte appenninica della Provincia”.

    D’accordo, ma non la spaventa neanche il fatto che Cerveteri e Montalto abbiano deciso di mettersi alla finestra e che tutti i comuni dell’area Braccianese si siano sfilati?

    “Di Bracciano e degli altri comuni lacustri si sapeva fin dall’inizio che non avrebbero partecipato, anche se ci sono buone possibilità che Oriolo Romano aderisca: stiamo aspettando una sua decisone a riguardo. Per quanto riguarda Montalto, poi, mi risulta che l’Amministrazione sia assolutamente d’accordo sul progetto e che prima di agire voglia fare un incontro pubblico con i cittadini per informarlo, ma non ci sono ripensamenti. Diverso è il discorso di Cerveteri. A mio parere il Comune etrusco compie un grave errore politico a restare fuori da questo progetto: qui si tratta di andare oltre le convenienze personali e di partito e di dare al territorio una possibilità di sviluppo che altrimenti non avrà mai. Non solo. Cerveteri deve sapere che noi andremo avanti nell’iter di costituzione e che, quando la nuova provincia ci sarà, il Comune etrusco sarà inglobato ex lege per il mantenimento della continuità territoriale. Non so quanto convenga entrare in una comunità per ultimi e a forza…”.

    Cosa risponde all’obiezione avanzata da chi dice che il nuovo ente non sarebbe in grado di far fronte alla oggettivamente gravosa gestione dei rifiuti?

    “Rispondo che è esattamente il contrario. Ci sono diverse zone sul territorio che possono essere adatte per il conferimento dei rifiuti e la quantità di immondizia che producono i comuni della nuova provincia è perfettamente gestibile con le nostre risorse e le nostre forze. Inoltre il decisivo vantaggio sarà che non potrà più accadere che, da un giorno all’altro, ci piovano sul territorio tonnellate e tonnellate di rifiuti della Capitale, come è accaduto alla discarica di Civitavecchia ai tempi dell’Amministrazione Raggi”.

    Quali sono i prossimi passi che compirete per portare avanti l’iter di costituzione della Porta d’Italia?

    “Nei prossimi giorni ci sentiremo con gli altri sindaci e cercheremo di fissare un unico giorno in cui tutti i Consigli comunali delle città coinvolte si riuniscano per approvare il progetto della nuova provincia. Speriamo di farlo entro il mese di marzo, ma potrebbe slittare ai primissimi di aprile a causa delle festività pasquali. Si tratta di aspettare un mese al massimo”.

    E poi che succederà?

    “A quel punto, con i deputati e i senatori del territorio, presenteremo in Parlamento il disegno di legge di costituzione di quella che sarà la provincia più omogenea d’Italia, sia per il legame con il mare e la sua economia, sia per la comune origine etrusca che abbraccia tutto il territorio. Il Parlamento non potrà entrare nel merito della costituzione, ma dovrà semplicemente ratificare la scelta compiuta dai comuni, controllando – questo sì – che siano stati effettuati tutti i passaggi formali e che ricorrano tutti i requisiti necessari. Il Lazio avrà la sua sesta provincia”.