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    Sanità
    30 Novembre 2011
    Tagli agli stipendi, medici in sciopero

    MARCOCIVITAVECCHIA – Sciopero della dirigenza medica e veterinaria della Asl RmF il 15 dicembre prossimo, con gli operatori sanitari pronti a ricorrere al giudice del lavoro per far rispettare i propri diritti. Lo hanno confermato alcuni rappresentanti sindacali del medici, tra cui Marco Di Gennaro, Eugenio Accomando e Giuseppe Gaglioti, i quali hanno puntato il dito contro la Regione Lazio, ribadendo quelli che sono i problemi, lasciati irrisolti. «Siamo stati costretti a questa scelta – ha spiegato Di Gennaro – dopo che per 6 mesi abbiamo atteso inutilmente una risposta dalla Pisana». I motivi? Quelli già illustrati a maggio. «E cioè – hanno spiegato – i dirigenti penalizzati ingiustamente nelle loro retribuzioni e le difficoltà dovute ad un organico non adeguato alle esigenze del territorio: la Asl RmF continua ad essere la Cenerentola del Lazio, colpita più delle altre aziende dai tagli che la Regione continua a fare». Come si ricorderà, infatti, nel 2004 gli operatori della RmF. dopo anni di trattative, erano riusciti ad avere un adeguamento del fondo di posizione, giudicato ora irregolare. Tanto che sono previsti tagli sugli stipendi che vanno dai 500 euro mensili ai 100 euro, a seconda della posizione ricoperta dai medici e dalla loro anzianità. «La Regione – hanno aggiunto – non ha adempiuto ai compiti e non ha rispettato le promesse fatte al tavolo dello scorso mese di maggio, quando si era impegnata, entro pochi giorni, al confronto con azienda per risolvere il problema. E questo nonostante gli stessi vertici della Asl abbiamo inviato dati precisi ed analitici sui fondi di posizione, senza ricevere alcuna risposta. L’8 novembre scorso, inoltre, c’è stato un tentativo di conciliazione davanti al Prefetto al quale la Regione non si è presentata. Motivi questi che ci vedono costretti a scioperare, nonostante il forte senso di responsabilità ci abbia spinto, fino all’ultimo, a stringere i denti e ad avere fiducia nelle istituzioni. Ma così non si può andare avanti».